16 gennaio 2013 – L’India ha in atto una vera e propria rivoluzione della normativa sulla corporate governance che fa impallidire al suo confronto la “civile” Europa. Sull’onda del nuovo Companies Bill, recentemente approvato dalla Camera Bassa del Parlamento, il 4 gennaio la Consob indiana, il Securities and Exchange Board, ha pubblicato un documento in consultazione dal titolo “Consultative Paper on review of corporate governance” in India che promuove cambiamenti epocali per le società quotate.

Come già accade nel Regno Unito, la più grande ex colonia britannica intende introdurre una legge che impedisce, salvo una specifica approvazione dell’assemblea, alla stessa persona di essere amministratore delegato e presidente della medesima società allo scopo di promuovere l’equilibrio dei poteri. Una separazione dei ruoli che ancora non è obbligatoria in diversi Paesi europei e che porterà a un cambiamento culturale notevole nel Bric.

Il cambiamento non è affatto apparente, ha commentato l’agenzia di stampa specializzata in economia e finanza Reuters. I Ceo di circa la metà delle 50 principali società quotate a New Delhi è anche il presidente del consiglio di amministrazione. Chi, tra loro, vorrà continuare a mantenere il doppio ruolo dovrà obbligatoriamente chiedere l’approvazione degli azionisti.

Ma non finisce qui. L’Authority potrebbe imporre che gli amministratori indipendenti che si dimettono non possano addurre come giustificazione “motivi personali”, che non saranno considerati una risposta soddisfacente se si dimettono soltanto da un board mentre rimangono in carica in altri. Il regolatore sta anche sondando la praticabilità di imporre che le società di una certa dimensione assegnino ai piccoli azionisti la nomina di un consigliere indipendente.

La nuova normativa potrebbe essere un volano per attrarre nuovi investimenti esteri e far guadagnare posizioni all’India nella classifica della corporate governance in Asia, che attualmente è dietro Singapore, Hong Kong, Taiwan, la Malaysia e la Thailandia e davanti a Cina, Corea del Sud, the Filippine e Indonesia, secondo il Clsa, la più grande società di investimenti in Asia, nonché membro fondatore dell’Asian Corporate Governance Association.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews