Sono stati presentati ieri a Milano i risultati della seconda edizione dello studio “Green Economy on Capital Markets” realizzato da Vedogreen, società specializzata nella consulenza per le aziende green quotate e private.

Presenti all’incontro Marco Giorgino, Presidente di VedoGreen, Anna Lambiase, AD di VedoGreen, Renato Mannheimer, Presidente di Ispo e Stefano Neri, Presidente di TerniEnergia [TRNI.MI].

Lo studio ha analizzato i risultati economico-finanziari e del primo semestre 2012 di un campione di 113 società green (appartenenti ai settori ambientale, rinnovabili e risparmio energetico) quotate sui principali listini europei, di cui 13 società quotate su Borsa Italiana.

Le nostre principali considerazioni sono le seguenti:

1) Nel 2011 la Green Economy ha visto una crescita di fatturato ed Ebitda a singola cifra, ma con sostanziali differenze: l’Italia ha registrato una crescita media del fatturato del +19% e dell’Ebitda del +18,4%, facendo meglio della media europea. La Francia è ancora il Paese leader.

2) Il 2012 si avvia invece ad essere un anno di ridimensionamento. Best performer è la Gran Bretagna con i Paesi Scandinavi. L’Italia è in contrazione con un Ebitda piatto;

3) Sei società quotate su 13 in Italia hanno presentato nuovi piani industriali a dimostrazione del processo di cambiamento in atto. Una costante è il riposizionamento all’estero;

4) Il 60% dei soci delle green cap italiane sono stranieri;

5) In Europa le green cap sono caratterizzate da una forte innovazione: 22.500 brevetti depositati, Italia al secondo posto (Germania prima). Tra i brevetti: fotovoltaico di terza generazione e smart cities;

6) Identikit azienda green quotabile: 58 milioni di euro di fatturato, Ebitda margin 23%, 154 dipendenti. Il green in Italia è appannaggio delle medie imprese, questo anche per l’eccessivo peso delle aziende pubbliche.

Giudichiamo positivamente i risultati del rapporto che mette in evidenza come l’industria green abbia grandi potenziali di crescita pur in un contesto macro difficile.

Resta il problema legato alla “taglia” delle imprese: troppo piccole per attrarre investimenti stabili (in equity) significativi e minacciate dal ritardo nel processo di liberalizzazione dei servizi pubblici locali, almeno in Italia.

In questo contesto vediamo favorite TerniEnergia [TRNI.MI], INTERESSANTE target 2,80 eu, e Kinexia [KINX.MI], INTERESSANTE, target 1,4 eu, che hanno recentemente avviato piani industriali di rifocalizzazione che vanno nella direzione indicata dal rapporto.

 

A cura dell’Ufficio Studi di Websim