5 ottobre 2012, Roma – «Non sono sicuro che abbiamo raggiunto la fine dell’era dell’uomo ma non c’è alcuna ragione perché questa non possa essere l’epoca della donna».

A parlare non è una femminista storica, ma un manager a capo di una multinazionale della stazza di Unilever (46,4 miliardi il fatturato 2011). Paul Polman, 56 anni, ha appena concluso il suo intervento davanti al migliaio di donne manager provenienti da tutto il mondo che si sono ritrovate a Roma per la Win conference, il forum mondiale itinerante per la leadership al femminile, di cui Unilever è il principale sponsor.

Quello della «gender diversity» è uno dei cavalli di battaglia del colosso del largo consumo (dal food ai prodotti per la casa, dalla cura della persona al tè e ai gelati, in Italia con marchi come « Coccolino», «Dove» ma anche « Algida» e «Calvé»). Un obiettivo su cui il manager olandese si è impegnato da quando l’anno scorso ha lanciato un piano ambizioso, di raddoppiare il fatturato entro il 2020 e nello stesso tempo dimezzare l’impatto del gruppo dal punto di vista ambientale. «E non lo facciamo solo perché la sostenibilità e una forza lavoro diversificata siano le cose giuste da fare ma perché ha senso dal punto di vista del business. È la chiave del nostro successo futuro».

di Antonia Jacchia – Corriere della Sera

 

Scarica l’articolo in PDF