14 marzo 2013 – Un business al servizio della società e dell’ambiente, pur rimanendo un’azienda for profit. È questa la sfida promossa da B corp, una certificazione a cui, fino ad ora, hanno aderito 707 compagnie provenienti da 24 Paesi. Le aziende, appartenenti a svariati settori, sono accumunati da un unico goal: dare una nuova definizione al termine “successo” nel mondo del business, ancorandolo sempre di più a comportamenti sostenibili.

In una società, infatti, che da anni consuma più di quanto potrebbe e in cui le performance delle imprese sono state valutate principalmente in base alla ricchezza creata per gli shareholder, le B corporations mirano a cambiare il paradigma: usare il potere conferitogli dal loro business, non solo per arricchirsi, ma anche per risolvere i problemi sociali e ambientali che affliggono il mondo.

Come si distinguono però le B corporations dalle altre imprese già impegnate socialmente? A questo ha pensato B lab, l’associazione no profit che ha sviluppato il sistema di valutazione a cui sono sottoposte le compagnie. Solo le imprese che raggiungono un punteggio minimo di 80 punti sui 200 possibili sono eleggibili come tali. Ma il processo di selezione non si ferma qui.

Oltre a un’attenzione all’ambiente e alla società, le aziende che vogliono fregiarsi della certificazione devono aggiungere un impegno in campo legale che promuova forme di legge a tutela delle board che, nelle loro scelte strategiche, promuovono tutti gli stakeholder (e non solo degli shareholder). Allo stesso tempo queste azioni legali devono rendere perseguibili quei dirigenti e direttori che non agiscono nel bene di un pubblico più ampio. «Il valore aggiunto di raggiungere uno status legale per le certificazioni B Corp consiste nel fatto che quest’ultimo inietterebbe realmente la sostenibilità nel Dna di una compagnia», si legge nel sito, facendo in modo che anche con l’arrivo di investimenti esterni, o i piani di successione, l’impegno sostenibile dell’azienda possa sopravvivere e sia portato avanti anche dai nuovi investitori o proprietari.

L’ultimo step consiste nell’ufficializzazione della causa con la firma alla dichiarazione di Interdipendenza delle B Corps. Il certificato di B Corp rappresenta ciò che il Fair Trade è per l’industria di caffè: un sinonimo di garanzia e affidabilità, a cui gli stessi consumatori possono affidarsi per valutare l’operato di una compagnia. Le B corporations sono perciò un modo innovativo di fare business, in cui la sostenibilità e la trasparenza, non solo sono più radicate, ma vengono anche difese da incursioni esterne. Sono nate negli Stati Uniti ma stanno prendendo piede velocemente anche in altre Nazioni. Nel 2012, infatti, le imprese che, nel mondo, hanno utilizzato il B impact Assessment come strumento gratuito per definire la loro situazione nel mercato sono cresciute del 25% rispetto al 2011. Inoltre, dai dati presenti nell’ 2012 Annual Report emerge che le compagnie certificate totalizzano un punteggio medio di 105, mentre gli altri business sostenibili si fermano a 84. La differenza più consistente si registra nel punteggio riguardo all’impegno ambientale dove l’impatto medio delle B corp è del 59% , mentre per gli altri business sostenibili si ferma al 38%.

Non deve poi essere sottostimato il ritorno in immagine che questa adesione può aiutare a raggiungere: il certificato B corp risulta infatti essere un valore aggiunto per i consumatori responsabili. Alcuni esempi di compagnie che hanno già sottoscritto gli impegni? Tra le più conosciute sicuramente Ben & Jerry’s, Patagonia e Etsy, ma molte altre, provenienti da 60 diversi settori, hanno abbracciato la causa per diventare un fattore di cambiamento.

B Lab si muove inoltre anche in altre direzioni, per rendere sempre più efficace questo cambiamento di paradigma. È per questo motivo che nel 2011 è stata lanciata GIIRS, un’agenzia di rating che aiuta gli investitori a comprendere l’impatto dei loro investimenti. A ciò si aggiunge l’impegno in campo legale perché sempre un maggior numero di Stati appartenenti agli Usa, riconoscano lo status legale delle Benefit corporations. Ad oggi 12 Stati si sono mossi in questa direzione, mentre 14 stanno valutando la possibilità richiedendo alle Benefit corporations, leggermente diverse dalle aziende con la certificazione B corp, più alti standard di trasparenza e accountability oltre che scopi che eccedono il mero profitto personale.

Elisabetta Baronio

 

A cura di ETicaNews