Come reazione alla recente crisi finanziaria ed economica il mercato obbligazionario sta sempre più attirando un crescente interesse come fonte di capitale di debito per finanziare la “infrastruttura verde” che l’economia mondiale legata alla lotta ai cambiamenti climatici ha bisogno. Si stima che circa 10.000 miliardi di dollari in capitali da investire sarà richiesto a livello globale tra 2010 e il 2020 per guidare la trasformazione mondiale verso un’energia a basso tenore di emissioni di carbonio e resistente al cambiamento climatico. E se si pensa allo storico rapporto 60/40 tra debito e titoli di tipo azionario rappresentativi come forma di finanziamento, ebbene ne deriva che 6.000 miliardi di dollari potrebbero essere richiesti sotto forma di prestiti bancari e obbligazioni. Climate bond, appunto. Sono questi gli impressionanti risultati sottolineati da Main Street Partners, società specializzata in soluzioni per l’impact investing, riprendendo i risultati di uno studio preparato da Climate Bonds Initiative e commissionato dal colosso bancario Hsbc.

Due fattori normativi faranno accelerare questa tendenza. Il primo è la crescente attenzione verso il raggiungimento di obiettivi ambientali, sociali e di governance inclusi nei Principi per gli Investimenti Responsabili definiti per i portafogli a reddito fisso. Gli oltre 1.000 firmatari del Pri rappresentano 32mila miliardi di dollari in risparmio gestito. Il secondo fattore proviene dalla agenda politica e la necessità per gli investitori istituzionali di posizionarsi in vista della scadenza degli obiettivi racchiusi nell’accordo internazionale sul clima chiamato Climate agreement 2015. Circa 22mila miliardi di dollari del risparmio gestito fanno parte del Global Investor Coalition on Climate Change, sottoscritto dalle quattro grandi associazioni regionali di investitori impegnati nella lotta al cambiamento climatico, ovvero IIGCC (Europe), INCR (North America), IGCC (Australia & New Zealand) e AIGCC (Asia).

E’ bene chiarire una cosa. Gli investimenti in climate bond fanno riferimento a sette settori: Trasporti, Energia, Finanza, Costruzioni & Industria, Agricoltura e Foreste , Gestione dei rifiuti e Controllo dell’inquinamento, e Acqua. Tutte queste obbligazioni sono emesse da imprese, istituzioni finanziarie, enti locali come i Comuni, entità governative e progetti specifici Spv (Special purpose vehicles) .

Oggi i climate bond sono un mercato che per il 2013 è ormai stimato valere 346 miliardi di dollari, evidenziando una significativa espansione rispetto alle previsioni fatte nel 2012,pari a 174 miliardi di dollari, cifra ampiamente superata. Il mercato rimane dominato dall’offerta derivante dal settore Trasporti (263 mld), seguito da lontano dalle emissioni legate a Energia (41 mld) e Finanza (32 mld) . La selezione su cui si è concentrato lo studio di Hsbc è formata per l’83 % da obbligazioni societarie, 13% da obbligazioni dalle istituzioni finanziarie, con l’1% di project bond e un piccolo numero di obbligazioni municipali che sono al di sopra della Soglia di emissione 100 milioni di dollari. Il biglietto verde è la valuta di riferimento di scelta per queste obbligazioni con 37 % di obbligazioni investment-grade denominato nella valuta Usa. Solo la metà del obbligazioni denominate in dollari sono emesse da gli Stati Uniti , seguiti da Europa, Canada , Corea del Sud e di emittenti russi.

Lo studio versione 2013 firmato Hsbc dimostra mostra senza ombra di dubbio che il mercato obbligazionario dei climate bond non è di nicchia, né privo di potenzialità enormi o di liquidità. Le obbligazioni sono particolarmente adatti per la fornitura di capitale per l’infrastruttura ambientale in ottica di lungo termine necessari per costruire un’economia a basso tenore di carbonio, per rendere l’economia resistente ai cambiamenti climatici. Sono anche stati identificati tre chiavi fondamentali per fare accelerare questo tipo di obbligazioni, oltre ai due fattori normativi descritti sopra. Innanzi tutto, standardizzare le variabili necessarie per definire il cambiamento climatico. Lo richiedono gli investitori tradizionali al fine di poter partecipare a questo mercato. Lo sforzo legato alla definizione Climate Bond Standard ha il potenziale di esaltare il mercato attraverso la standardizzazione e trasformazione in una sorta di commodity dei prodotti d’investimento legati clima. Secondo, sostenere un mercato delle cartolarizzazioni di emissioni “green”. Terzo, introdurre una metodologia specifica di rating per ottenere l’investment grade, che favorisca la diffusione dei Climate bond tra gli investitori istituzionali in reddito fisso.

A cura di ETicaNews