31 luglio 2013 – Turismo e sostenibilità, l’estate del 2013 suggella il loro matrimonio. Il primo si presenta come un ambito strategico per le economie in difficoltà, soprattutto per l’Italia dove è fondamentale investire in progetti che valorizzino, in modo sostenibile, il territorio. La seconda è una spinta, un’esigenza, ormai irreversibile che guida sempre più le scelte e i comportamenti delle persone. In tutti i suoi aspetti. Da quelli ambientali, visto che viaggiare vuol dire aver un impatto con l’ecosistema che si visita e l’utilizzo di strutture più o meno green, a quelli sociali, interagendo con sistemi e culture diverse dalle nostre. Da quelli artistici-culturali e a quelli del volontariato.

Ma come si fa il turista responsabile nel 2013? E’ più semplice di quello che si possa pensare. Intanto si può dare un’occhiata ai siti delle diverse associazioni del settore, come quello dell’Aitr, Associazione Italiana Turismo Responsabile, che raccoglie tra i suoi soci diverse Organizzazioni non governative che si occupano di progetti di turismo nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, e numerosi tour operator che hanno programmazioni ispirate ai principi di turismo responsabile. Le variabili in gioco sono molteplici: il risparmio e l’efficienza energetica, il ciclo dei rifiuti, l’eco-building, e così via. Tuttavia, senza scomodare un’associazione, per incominciare a fare il bravo turista consapevole basta davvero poco.

Un primo passo, che tutti possono fare, è chiedere alla struttura che ci ospita, dal campeggio al grande albergo, cosa fa per minimizzare l’impatto ambientale. In alcuni casi si scoprono comportamenti etici da parte di chi ci ospita a cui neanche si pensava. Esistono camping che esplicitano la propria propria politica ambientale, come nel caso del Campeggio Casa di Caccia che arriva a prendersi l’impegno di richiedere l’aiuto di collaboratori interni (dipendenti) ed esterni (fornitori) per il corretto funzionamento del Sistema di Gestione Ambientale, rispettando le linee di condotta dettate dalla Direzione. Insomma, ci sono campeggi che hanno un’attenzione alla supply chain ben superiore a grandi aziende quotate in Borsa. O ancora, in Sardegna esiste un grande albergo (Hotel La Coluccia), che tra l’altro fa parte proprio di una società quotata (Hi Real), posto in un’area naturale protetta di grande valore ambientale, che ponendo grande attenzione al rispetto dell’ambiente marino riserva una cura giornaliera particolare alla posidonia oceanica, una vera e propria pianta che attesta la salubrità del mare della Sardegna. Come? Poiché queta pianta marina non può essere rimossa o bruciata, tutte le sere lo staff dell’hotel raccoglie la posidonia che si deposita sulla battigia e la sposta ai margini della spiaggia. Alla fine dell’estate la posidonia viene restituita al mare. E gli esempi possono continuare.

In ogni caso si può arrivare con poco impegno a viaggiare minimizzando il proprio impatto sull’ambiente, sull’economia e sulla società che ci ospita, o addirittura destinando una parte delle proprie vacanze a concreti progetti di solidarietà e aiuto. Per questo sono a disposizioni tante guide, sia cartacee sia sul web. Una collana dedicata a chi in vacanza non vuole solo essere turista, ma viaggiatore curioso delle culture che incontra, capace di comunicare la tradizione di cui è portatore, attento a fare del viaggio un’occasione di crescita per tutti, è quella firmata da Terre di mezzo. Le guide di Bircle invece si focalizzazano sull’accessibilità. Consistono in collezioni di luoghi o itinerari accessibili per i disabili motori, selezionati in base a più criteri. Una miniguida sul web su dove andare per fare il turista responsabile è quella proposta da Wisesociety.it «per essere viaggiatori responsabili, accomunati dallo spirito etico e consapevole di chi va incontro con rispetto alle persone e alla natura dei luoghi di vacanza»: pranzare con una famiglia di Zanzibar, salvare le tartarughe marine o ripercorrere la strada del caffè ai Caraibi.

Senza andare tanto lontano c’è un grande futuro per il turismo sostenibile anche in Italia. A dimostralo sono i risultati di una ricerca dell’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo (Ebnt) e dell’Istituto delle Ricerche Economiche e Sociali (Ires), di cui ETicaNews ha già raccontato. Lo studio ha portato all’identificazione di un unico Indice Sintetico di Turismo Sostenibile (Ists) assegnato alle città italiane. Ma quello che spicca dall’Osservatorio Nazionale Spesa Pubblica e Turismo Sostenibile è la conclusione generale: il legame tra la sostenibilità del turismo e il livello di spesa pubblica è sempre positivo. Non ci sono più scuse per non puntare sul turismo responsabile.

Fabrizio Guidoni

 

A cura di ETicaNews