10 gennaio 2013 – Anche il credito cooperativo si lancia sui social bond. Anzi, in Italia si direbbe che ha fatto da apripista proprio una piccola Bcc piemontese, la Banca Alpi Marittime, che ha lanciato la prima obbligazione sociale già alla fine del 2011, per poi tornare a offrire ai suoi 9mila soci altri sei social bond nel 2012. In tutto, la Bam ha emesso obbligazioni sociali (tre per la Sla, due per due case di riposo e per l’autismo) per 45 milioni di euro. E’ della fine dell’anno scorso l’obbligazione quinquennale da 5 milioni di euro, che a fronte di un tasso lordo del 4%, devolverà lo 0,70% alla Onlus Autismo e Società.

«L’obbligazione etica – spiega di Carlo Ramondetti, direttore generale della Banca Alpi Marittime – ha la duplice caratteristica di associare a un buon investimento un concreto impegno sociale, attraverso la destinazione di una parte degli interessi a sostegno di uno specifico progetto nel campo del sociale. La Bam si impegna a devolvere ad Autismo e Società Onlus 35.000 euro l’anno, che al termine dei 5 anni di sottoscrizione, diventeranno 175mila euro. Naturalmente chi parteciperà alla sottoscrizione riceverà la certificazione fiscale per la detrazione dell’importo devoluto dalla dichiarazione dei redditi».

Ma quanto hanno davvero di social questi bond? Posto che le obbligazioni sociali apparse finora in Italia non soddisfano tutte le caratteristiche dei social impact bond da cui prendono il nome – il rendimento, infatti, non è legato all’impatto sociale prodotto, ma questo tipo di obbligazione si limita a devolvere una percentuale per un progetto sociale (in pratica, i risparmiatori fanno un’opera di beneficenza utilizzando la banca come intermediario) – le questioni da considerare sono due: quanto l’emittente è generoso, e cioè se si accolla anche lui parte della percentuale che va in beneficenza oppure la fa pagare tutta al risparmiatore che poi quindi si trova ad avere in tasca rendimenti inferiori al mercato; e quanto è trasparente, cioè chiarisce al suo cliente come è operata la devoluzione e chi se la accolla.

La sensazione generale, in Italia, è che gli istituti finanziari utilizzino la supposta valenza etica per attirare il sottoscrittore, senza premurarsi di eccedere in chiarezza sui meccanismi (e sui costi) sottostanti (vedi articolo Ubi, un bond social solo nel nome). Un altro motivo per cui le banche potrebbero tendere a chiamare social un bond è la probabile esenzione di questi prodotti dalla Tobin tax. Vegliare, dunque, è d’obbligo.

Tornando al caso specifico del bond Bam, va detto che la banca piemontese è da promuovere a pieni voti per quanto riguarda la trasparenza e l’obbligo di informativa.

L’obbligazione prevede una vera e propria autorizzazione alla devoluzione di parte degli interessi: il relativo Prospetto di Base presenta apposite esemplificazioni distinte tra “assenza di devoluzione” e “presenza di devoluzione”, ove si evince chiaramente che il rendimento delle obbligazioni al netto della devoluzione risulta inferiore rispetto a quello prima devoluzione. Inoltre, è anche riportato un apposito fattore di rischio che richiama l’attenzione sul possibile minor rendimento. Nelle Condizioni Definitive alle pagine 9 e 10 sono riportati gli esempi sul confronto del rendimento nei casi di devoluzione e non devoluzione.

Qualche dubbio c’è sul rendimento. Il rendimento effettivo annuo lordo è pari al tasso del 4,038%, che con la devoluzione diventa del 3,14%, che dopo le tasse si riduce al 2,51 per cento. Per Ramondetti, si tratta di un tasso di rendimento pari al Btp più un extrarendimento che si accolla la banca. A ben vedere, sembrerebbe che la devoluzione sia a carico anche del sottoscrittore. Nell’ultima asta di fine dicembre, il Btp a 5 anni aveva un tasso di rendimento lordo del 3,26%, cioè rendeva il 2,85% netto, quindi lo 0,34% in più rispetto al bond Bam, che invece avrebbe un tasso superiore senza la devoluzione (3,14%).

Inoltre, bisogna anche considerare il fatto che probabilmente la piccola Bcc piemontese non si può paragonare allo Stato Italiano in quanto a solidità.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews