31 gennaio 2013 – La maggior parte del mondo è a rischio corruzione in uno degli ambiti più delicati: l’industria militare. È quanto emerge da un report presentato due giorni fa dal dipartimento londinese Defense & Security di Transparency International. Secondo il report, al quale è stato dedicato un sito internet, 57 degli 82 Paesi monitorati dall’organizzazione, ovvero circa il 70% del totale, non sono in grado di garantire una adeguata protezione contro la corruzione nel comparto della Difesa. Questa “zona rossa” del mondo è ricompresa nei tre gruppi inferiori di sicurezza (D, E ed F), dove «i Paesi restano esposti ai pericoli e alle perdite di questo fenomeno». Il restante 30% dei Paesi vede una larga parte (16 Paesi, ossia il 20% del totale) nella fascia C, con punteggi compresi tra 50 e 66,6 per cento, ovvero «con basso o moderato rischio di corruzione», ma con punti di debolezza pericolosi. Nella fascia B appena migliore, con punteggi tra 66,7 e 83,2 per cento, ci sono sette Stati, mentre in prima categoria (score tra 83,3 e 100 per cento), indicativa di «forte protezione contro il rischio corruzione nella difesa» ci sono soltanto due Paesi: Australia e Germania. L’analisi evidenzia come non ci siano Nazioni capaci di ottenere il punteggio perfetto.

La metodologia ha previsto la compilazione di un questionario di 77 punti sottoposto ai governi e istituzioni. Il punteggio per risposta variava da zero a 4 punti. Sono stati considerati cinque ambiti: il Rischio politico (ossia le deficienze della gestione istituzionale della Difesa), il Rischio finanziario (per esempio, il 70% dei Paesi non rende pubbliche le quote delle spese militari su progetti segreti), il Rischio personale (cioè, di singole azioni illecite), il Rischio operativo (ovvero, ciò che può influire sull’andamento delle operazioni) e il Rischio appalti e approvvigionamenti.

L’Italia si è classificata nel gruppo C, assieme ad Argentina, Brasile, Bulgaria, Cile, Colombia, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria, Giappone, Lettonia, Polonia, Slovacchia e Spagna. Lo score italiano nei cinque ambiti è stato: Rischio politico 54%, finanziario 41%, personale 55%, operativo 55%, appalti e approvvigionamenti 51 per cento.

Nel gruppo B si sono classificati Austria, Norvegia, Corea del Sud, Svezia, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti.

 

A cura di ETicaNews