2 aprile 2014 – I profitti del petrolio fuori dagli asset del petrolio. Potrebbe sembrare un paradosso, ma è di fatto quello che sta accadendo in Norvegia, dove il governo sta riflettendo se disinvestire dall’industria petrolifera, imponendo un dietrofront ai fondi di Stato alimentati proprio dagli ingenti proventi che derivano dall’estrazione delle sue vaste riserve di idrocarburi.

Si tratta di circa 44 miliardi di dollari, degli 840 contenuti nel portafoglio del maxi fondo sovrano norvegese Government Pension Fund Global, investiti in compagnie quali Royal Dutch Shell, Bg Group, Bp ed Eni. Ebbene, il fondo trae i suoi proventi dalla vendita di petrolio. Oslo – in base a quanto ha scritto il Financial Times ed è stato riportato dalla Newsletter di Fondazione Culturale Responsabilità Etica – ha deciso di costituire un gruppo di lavoro per studiare come abbandonare gli investimenti nel settore.

Nei mesi scorsi, l’opposizione laburista aveva proposto la dismissione degli investimenti nel carbone che costituisce un’altra delle risorse chiave dell’economia nazionale. Il gruppo di esperti nominato dal governo sarà chiamato a valutare la possibile esclusione del fossile elaborando nuovi criteri di selezione degli investimenti. L’esito dello studio è atteso tra un anno.

Il fondo è gestito da Norges Bank Investment Management (Nbim), che fa parte della Banca centrale norvegese Norges Bank, per conto del ministero delle Finanze. Ecco perché è dal governo che proviene lo stimolo al disinvestimento.

La gestione del fondo è trasparente ed è ispirata a criteri non legati esclusivamente alla redditività. Criteri che hanno escluso, tra gli altri, l’investimento nel settore del tabacco o l’acquisizione di partecipazioni in compagnie al centro di critiche.

Nel novembre scorso, in seguito a una raccomandazione del suo Consiglio etico, il fondo ha comunicato di aver messo sotto osservazione due giganti petroliferi, l’italiana Eni e l’anglo olandese Royal Dutch Shell, a causa delle pratiche nell’area del Delta del Niger, dove con frequenza si sono verificati episodi di inquinamento ambientale.

A cura di ETicaNews