19 gennaio 2014 – Anche Solvay è nel gruppo delle (poche) aziende che hanno scelto di legare i bonus a obiettivi di Csr. Se nel panorama della Borsa italiana i compensi manageriali sono legati al merito, ma, salvo pochi casi, non ai risultati di corporate social responsibility (si veda l’articolo Caro manager… ti pago sui risultati etici), il gruppo belga (che è il primo gruppo chimico straniero in Italia, dove ha undici siti di produzione e ricerca e 2.300 dipendenti per un fatturato di 1,25 miliardi nel 2013) è una delle rare eccezioni positive. Dal 2013, in Italia e nel resto del mondo la politica retributive dei compensi variabili di top manager e quadri (circa 7.500 persone) è in parte legata a obiettivi di sostenibilità. Come ha illustrato Gabriella Zafferri, Csr officer di Solvay Italia, durante un seminario del Csr Manager Network, il 10% dei bonus si basa su obiettivi di sviluppo sostenibile. La percentuale variabile sul complessivo della retribuzione è del 15% in media nel gruppo.

Negli obiettivi di sostenibilità rientrano criteri di riconoscimento esterni, come l’appartenenza a indici di sostenibilità e le valutazioni da parte delle società di rating etici, e criteri interni.
La policy di sostenibilità del gruppo Solvay ha individuato 23 impegni nei confronti dei sei stakeholder, i clienti, i dipendenti, i fornitori, gli investitori, le comunità e il pianeta. Il gruppo ha declinato gli impegni in 48 pratiche.
«Gli obiettivi interni sono stabiliti ogni anno dal team di sostenibilità del gruppo – spiega Gabriella Zafferri, Csr officer Solvay Italia – . Nel 2013, in base al Solvay Way assessment, gli obiettivi prevedevano una partecipazione del personale del 10%, il miglioramento di almeno due pratiche per due stakeholder. Un punteggio aggiuntivo con una maggiorazione del bonus era raggiunta con il miglioramento di cinque pratiche per tre stakeholder e la partecipazione del 20% dipendenti. La verifica dei target della Csr è fatta con un self assessment dei dipendenti e un audit interno e una verifica esterna».

Nel 2014, i target sono stati aumentati. «Con il primo anno di applicazione della policy retributiva legata alla Csr è stato raggiunto il livello massimo di obiettivi in tutte e 15 le business unit del gruppo tranne due, perché c’era stato un incidente sul lavoro. In caso di incidenti mortali (è accaduto in due casi nel mondo, nessuno in Italia), il bonus si azzera», spiega Gianluca Giannetti, responsabile relazioni industriali Solvay Italia.

La policy di Solvay cerca anche di portare target di Csr nella negoziazione di secondo livello. «Nella negoziazione di secondo livello, che riguarda gli accordi locali, c’è un invito da parte del gruppo a negoziare con i sindacati il premio di partecipazione per la performance tenendo conto in parte anche la Csr – spiega Giannetti -. I premi riguardano tutti i dipendenti, non soltanto quadri e manager. Finora in Italia tutti i siti che hanno rinnovato il premio di partecipazione hanno accolto l’invito».

Per Fulvio Rossi, presidente del Csr Manager Network, legare i compensi anche alla Csr è un indicatore sintetico dell’effettiva serietà con cui le imprese applicano gli approcci di sostenibilità. «Avere un sistema retributivo che nella parte variabile riconosce uno spazio alla sostenibilità è un indicatore importante delle serietà dell’approccio. Se si utilizza questo approccio con continuità e in modo strutturato vuol dire che anche la presenza della sostenibilità è strutturata e integrata all’interno delle imprese».

Fausta Chiesa

A cura di ETicaNews