13 dicembre 2012 – «Rispetto a pochi mesi fa A2A è un’altra cosa. La società che gestiva Giuliano Zuccoli (il “padre” della fusione tra Aem e Asm, ndr) ora è cambiata». L’eredità raccolta da Graziano Tarantini, 52 anni, presidente del consiglio di gestione della multiutility lombarda, che ha come soci di maggioranza i Comuni di Milano e Brescia, è complessa: con l’acquisizione delle nove centrali di Edipower, A2A è diventata il secondo produttore di energia elettrica del Paese dietro all’Enel ed è leader nel settore dell’ambiente (rifiuti trattati e smaltiti).
Negli ultimi tre anni le partecipazioni finanziarie sono state trasformate in asset industriali e ora comincia una nuova fase.

Perché A2A è una realtà diversa?
«Siamo una multiutility quotata, figlia dì due splendide storie di cui abbiamo portato con noi virtù e difetti. Ma va superata l’idea che l’azienda sia un prolungamento di servizi del Comune. È arrivato il tempo delle scelte. Abbiamo quattro filiere, energia, ambiente, calore e reti. Dobbiamo essere un’eccellenza in ognuna di esse e concentrarci nei settori con la migliore prospettiva di crescita».

È per questo che nasce A2A Ambiente? Dove sarà la sede?
«La sede sarà a Brescia dove c’è già una maggiore concentrazione di expertise, ma non significa che faremo lì gli investimenti, il territorio deve capire che Milano valorizza Brescia e viceversa. Ma A2A dovrà diventare sempre più una protagonista nazionale ed europea. Il 50% dei rifiuti in Italia finisce ancora in discarica, a differenza di quanto accade in Europa: è un mercato da aggredire».

Però Amsa e Aprica non confluiranno nella newco. Perché?
«Gli impianti industriali andranno in A2A Ambiente, che possiederà le società per la raccolta al 100%. Così manterremo unito il ciclo integrato».

 

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