9 dicembre 2013 – Qualcosa si muove nel mondo dei fondi pensione italiani. Il 4 dicembre il consiglio di amministrazione del Fondo Pensioni del Gruppo Sanpaolo Imi ha deliberato di procedere alla selezione di un soggetto a cui affidare l’intera gestione delle risorse del Comparto Etico. La selezione avverrà attraverso un bando di gara. Le offerte dovranno pervenire entro e non oltre le 12:00 del 07 gennaio 2014.

La notizia, per quanto possa sembrare marginale, segna invece una svolta perché dimostra l’interesse verso la finanza responsabile e sostenibile da parte di un fondo pensione piuttosto importante non soltanto per l’entità delle masse gestite (il patrimonio, al 31 ottobre 2013, ammontava a circa 2 miliardi di euro ed è in crescita con un flusso contributivo annuo lordo di circa 131 milioni), ma anche perché appartiene al secondo gruppo bancario italiano più importante, Intesa Sanpaolo (il parametro di grandezza utilizzato è quello della capitalizzazione in Borsa).

Il Fondo è composto attualmente da sette comparti di investimento attivi e aperti a nuovi aderenti: Garantito, Monetario, Difensivo, Prudenziale, Etico, Equilibrato e Aggressivo. Ed è evidentemente sul comparto etico, seppur ancora piccolo (il patrimonio al 31 ottobre 2013 ammontava a circa 16 milioni e nel 2012 il flusso contributivo lordo è stato pari a 1,3 milioni), che il Fondo punta, cercando un gestore ad hoc.

Il Comparto etico presenta una asset allocation bilanciata, indicativamente composta dal 45% di azioni, 50% di obbligazioni euro e 5% di liquidità e strumenti del mercato monetario.

«Il soggetto selezionato – prevede il bando – si impegnerà ad effettuare la gestione rispettando criteri di investimento sostenibile. La gestione prevede un mandato “bilanciato globale sostenibile”, di importo attualmente pari a circa 16 milioni di euro. Il benchmark della gestione è definito sulla base dei criteri di investimento sostenibile, nel rispetto dell’asset allocation strategica del Comparto. Il soggetto affidatario dovrà perseguire l’obiettivo di produrre un rendimento superiore a quello del benchmark sull’orizzonte temporale fissato dalla durata della convenzione e dovrà contenere nel limite del 4% annuo la tracking error volatility nei confronti del benchmark».

Attualmente, tra i fondi pensione, hanno aderito ai Principles for responsabile Investment (Pri) dell’Onu soltanto il fondo pensioni Cometa e il fondo pensioni di Intesa Sanpaolo. Il che conferma il crescere dell’attenzione da parte di Ca’ de’ Sass verso le tematiche di sostenibilità.

Tuttavia, storicamente, la maggioranza dei fondi pensione italiani è indietro sulla finanza Sri (vedere anche l’articolo). Eppure sono proprio loro, grazie alle enormi masse in gestione, che potrebbero, invece, dare il via a una rivoluzione sostenibile.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews