6 ottobre 2014 – Uno degli argomenti chiave dei detrattori dei prodotti sostenibili, intesi quali risultato di strategie di responsabilità sociale, è che non esista un mercato. E che, per conseguenza, non esista un sistema di distribuzione capace di valorizzare appieno gli sforzi e gli investimenti in termini di Csr.
Ebbene, si tratta di una visione miope, legittimata, ancora una volta, dai ritardi nazionali. All’estero, infatti, qualcosa sembra muoversi piuttosto velocemente. Almeno, a giudicare da un paio di segnali emersi nello stesso giorno, lo scorso 30 settembre.
Il primo segnale è arrivato da Parigi, in occasione dell’assegnazione dei World Retail Award, una iniziativa annuale che premia le catene di distribuzione internazionali per l’attività e i risultati ottenuti. La cosa interessante è che, tra la decina di categorie in cui viene declinato il premio, c’è anche la “Csr initiative of the year”. Questa viene descritta come un riconoscimento «ai valori che formano le fondamenta di un buon business, dedotti dall’approccio alle persone, ai fornitori, all’ambiente e a un future sostenibile». Il premio è andato al colosso sudcoreano Lotte Shopping, un conglomerato da oltre 5 miliardi di euro di ricavi a trimestre (nei settori più diversi, dall’alimentare alla moda all’elettricità), e che nella homepage, nella Company overview, appena sotto il “Messaggio dell’amministratore delegato”, presenta le voci “Ethics management” e “Sustainability management”. Il gruppo asiatico ha vinto per un progetto denominato Ecomoney, e realizzato di concerto con il sistema finanziario e lo Stato coreano: i possessori di una Green Card si vedono assegnare un punteggio per ogni acquisto di prodotti verdi, o se consumano energia e gas al di sotto del benchmark. Con il punteggio accumulato, potranno poi pagare altri prodotti o altre utilities. Il progetto è partito nel 2012. Consultando il bilancio di sostenibilità 2013 del gruppo, le divisioni verdi di Lotte hanno proposto 1.900 tipologie di prodotti green nel 2012, e registrato vendite verdi, legate al progetto, per circa 150 milioni di euro.
Un segnale, forse anche più chiaro, è arrivato dall’altra sponda dell’Atlantico, da Minneapolis, in occasione della Sustainability Conference 2014 della Retail Industry Leader Association, cui aderiscono alcuni dei principali gruppi retail al mondo. Cinquanta di questi, nel corso del progetto avviato da Retail Horizon e sostenuto da Unilever e da Target, hanno analizzato gli scenari e le possibile contromisure da oggi al 2030. E, tra le sfide centrali per le grandi catene di distribuzione spiccano le tematiche inerenti la responsabilità sociali (si vedano le pagine da 39 a 61 del rapporto finale).
Certo, si tratta ancora di un documento sul futuro. Ma se i grandi del mondo realizzano un toolkit per prepararsi a un retail improntato alla sostenibilità, è il caso che anche in Italia si cominci a dargli un peso.
A cura di ETicaNews