11 novembre 2013 – Le Nazioni Unite lanciano la sfida all’edilizia sostenibile in Europa. All’inizio di ottobre, infatti, la United Nations Economic Commission for Europe (la commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, Unece) attraverso il Committee on Housing and Land Management, ha approvato una Strategia per l’edilizia sostenibile e la gestione del territorio valida per i prossimi sette anni (2014-2020).

Il documento approvato fa riferimento agli impegni presi già nell’aprile 2012, in cui si registrò la necessità di una strategia comune che portasse gli Stati membri a centrare i risultati nel 2020. La strategia è delineata nel documento in due parti. Nella prima, classificati sotto quattro aree, vendono delineati 14 obiettivi (classificati da A a N) e 35 traguardi operativi e temporali. Nella seconda parte vengono delineate le tipologie di attività che saranno messe in campo

GLI OBIETTIVI
La prima area è definita “Sustainable housing and real estate markets”. Al suo interno vede:

  • l’Obiettivo A, Ridurre l’uso di energia nel settore housing rispetto ai dati del 2012 con un continuo trend decrescente;
  • l’Obiettivo B, Ridurre l’impatto del settore residenziale sull’ambiente tenendo in considerazione il ciclo di vita degli immobili;
  • l’Obiettivo C, Aumentare la resistenza degli immobili ai disastri naturali o di causa umana;
  • l’Obiettivo D, Migliorare l’accesso di tutti ad adeguati, affidabili, salutari e sicuri edifici e servizi, con particolare attenzione alle persone giovani e ai gruppi vulnerabili;
  • l’Obiettivo E, Aumentare l’accessibilità a persone disabili;
  • l’Obiettivo F, Supportare e incoraggiare l’investimento privato nel settore housing;
  • l’Obiettivo G, Assicurare una gestione efficiente degli stock di abitazioni esistenti;
  • l’Obiettivo H, Contribuire al buon funzionamento di efficienti, trasparenti ed equi mercati delle abitazioni.

La seconda area di intervento è definita “Sustainable urban development”. Al suo interno viene indicato il solo Obiettivo I, Mantenere in equilibrio la domanda e l’offerta di terreno rurale, minimizzandone le perdite e favorendo l’uso di terreno urbano.

La terza area di azione è denominata “Sustainable land administration and management“. Raggruppa:

  • l’Obiettivo J, Avere sistemi di gestione del territorio efficienti e trasparenti, che garantiscano i diritti e i valori immobiliar, facilitino gli investimenti, e puntino a uno sviluppo sostenibile delle aree;
  • l’Obiettivo K, Creare o migliorare le performance di agenzie o registri catastali.

La quarta area di intervento è indicata come “Cross-cutting themes” (cioè i temi trasversali), e contiene:

  • l’Obiettivo L, Assicurare investimenti in innovazione e ricerca, in particolare sul risparmio energetico, social innovation e smart cities;
  • l’Obiettivo M, Supportare una buona governance, una effettiva partecipazione pubblica e il ruolo della legge nella pianificazione e gestione dello sviluppo residenziale;
  • l’Obiettivo N, Assicurare che specifiche previsioni di tutela contro le discriminazioni siano integrate nei regolamenti e nelle leggi territoriali.

LE AZIONI
«Per assistere gli stati membri – si legge nel documento – nel raggiungimento di questi target, il Committee metterà in atto questa strategia basata su un Action Plan per il periodo 2014-2020. Il Committee agirà:

  • assegnando agli Stati membri una guidance e raccomandazioni specifiche per il Paese
  • emettendo una serie di ricerche approfondite sul tema, inclusi Country Profile
  • mettendo a disposizione una piattaforma di dialogo tra i Governi per facilitare lo scambio di esperienze e di buone pratiche, creando network di esperti e scambi di gruppi di lavoro
  • promuovendo la capacità di sviluppo attraverso la formazione, training, advisor service e pubblicazioni
  • armonizzando metodologie, definizioni, standard all’interno dell’area.

Insomma, è partita una strategia che contribuirà a ridurre i cambiamenti climatici e muoversi verso una low carbon society. L’area geografica cui si riferisce il nuovo piano comprende 56 Paesi che dovranno, nel 2020, parlare una lingua comune, dove la parola “sostenibilità” rivesta un ruolo di primo piano. Si tratta, infatti, non soltanto dei Paesi situati all’interno dei confini geografici dell’Europa, ma anche Stati che fanno parte della regione centro-asiatica. Quest’area, secondo uno studio commissionato dalla Commissione nel 2012, è responsabile del 40% del consumo globale di energia e, quasi la metà, è costituito dal settore edile. Da qui la necessità di adottare una politica comune che spinga i singoli governi a investire in nuove soluzioni tecnologiche per costruire edifici che garantiscano livelli più alti di sicurezza e di benessere per le popolazioni. Puntare sull’innovazione, inoltre, consentirebbe di sostenere le economie locali e creare posti di lavoro.

Il primo step della politica Onu è però abbattere le differenze tra i singoli Paesi. In alcune realtà locali, prima di applicare nuove politiche per modernizzare il settore immobiliare, sono necessarie riforme strutturali per alzare la qualità della vita. Costruire nuove infrastrutture, potenziare quelle esistenti e riadattare in maniera produttiva territori che abbandonati rappresenta in alcuni casi il presupposto senza il quale è impossibile pensare di stare al passo con i nuovi ritmi internazionali. Per questa ragione, le Nazioni Unite svolgeranno una funzione di assistenza non soltanto economica, ma anche scientifica, attraverso un programma di formazione adatto alle caratteristiche di ogni Paese.

 

A cura di ETicaNews