29 ottobre 2013 – Responsabilità sociale d’impresa, governance, sociale e ambientale. In quanto a comunicazione straordinaria volontaria su Csr ed Esg, le maggiori banche italiane bucano il principio del “Comply or Explain”, cioè una delle principali regole di trasparenza.
Il principio (in italiano “rispetta o spiega”) impone che si debbano rispettare determinati standard di autogoverno oppure, se non ci si adegua, bisogna spiegare il perché, dare una giustificazione della mancata adozione delle regole. Universalmente adottato per le regole di governance previste dal Testo Unico della Finanza e da Borsa Italiana, non è invece utilizzato in modo estensivo riguardo alle indicazioni volontarie provenienti dal paper dell’Ocse e dalla Commissione europea (il Libro Verde) in materia di Corporate Governance per le banche, e soprattutto non è espressamente previsto (nel senso che nessuna banca dichiara di adottarlo) per la corporate social responsability.
Una banca promette ai suoi dipendenti che aprirà un asilo nido aziendale e poi non lo fa. Se utilizzasse il principio comply or explain dovrebbe spiegare il perché non ha rispettato l’impegno e dire se intende farlo in futuro. Se una banca dichiara di seguire il Libro Verde e poi non ne rispetta una regola (per esempio l’abbattimento delle emissioni di Co2) per un motivo che può anche essere legittimo, in base al comply or explain dovrebbe motivare il mancato adeguamento.
Per questi così come per eventuali altri casi di difformità o di ritardi nell’esecuzione di preannunciati piani (e miglioramenti) aziendali in materia di governance, fatti ambientali e sociali, questioni inerenti i servizi alla clientela, o sull’esistenza di rischi emergenti a riguardo, se una banca adottasse il “comply or explain” gli stakeholder sarebbero informati e ci sarebbe trasparenza.
«Non esiste nel vero senso della parola una reale Csr – fa notare Jacopo Schettini Gherardini, direttore e responsabile della ricerca di Standard Ethics – se non esiste una responsabilità nella trasparenza. Se non c’è trasparenza cade tutto l’impianto e l’Ocse ne fa un elemento centrale. Siamo i primi a porre la questione in modo formale e lo abbiamo fatto anche durante un incontro con l’Abi e con le banche dell’indice».
Per questo motivo, l’adozione o meno del “Comply or Explain” è uno degli indicatori (il C2) che hanno contribuito a formare lo Standard Ethics Italian Banks Index.
Come risulta dall’indice, nessuno degli istituti bancari ha ottenuto in questo campo un rating elevato (A o B), ma hanno ottenuto il livello peggiore E (la banca non prende impegni per aggiornare gli stakeholder) o al massimo una D (la banca non cita il principio “Comply or Explain”, ma provvede con altre forme di informazione per aggiornare l’esterno o annuncia di farlo).
In quest’ultimo caso si tratta, addirittura, di un autogol, perché alcune banche si adoperano per comunicare non soltanto gli aspetti positivi, ma anche quelli negativi come i ritardi. Ma non dichiarano di farlo. E’ un po’ come adottare un comportamento virtuoso, senza farlo notare.
Fausta Chiesa
A cura di ETicaNews