21 ottobre 2013 – L’operazione di riassetto azionario in Telecom Italia portata avanti dai principali soci riuniti in Telco (Telefonica al 46,18%, Intesa Sanpaolo e Mediobanca all’11,62% ciascuna e Generali al 30,58%), la holding che detiene il 22,4% del gruppo italiano delle Tlc e ne nomina la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione, finisce sotto la lente di Standard Ethics.

«Nell’ambito della propria attività istituzionale, e in relazione al recente progetto di riassetto azionario del controllo di Telecom Italia, società componente l’Indice della Borsa italiana Ftse Mib, Standard Ethics informa di avere posto sotto osservazione l’operazione».

A fine settembre è stato annunciato l’accordo tra Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo che prevede di far salire l’operatore spagnolo in una prima fase dal 46 al 66% di Telco, in una seconda fase al 70% con l’opzione poi di acquistare il 100% di Telco. Il gruppo spagnolo offre 1,09 euro per ogni azione acquisita dai soci Telco, un prezzo che è ben al di sopra i valori di mercato di Telecom Italia, che alla chiusura di venerdì 18 ottobre quotava 0,8 euro ad azione (sostenuta dalla possibilità che il Parlamento approvi una legge per abbassare al di sotto del 30% la soglia che fa scattare l’obbligo di Opa), ma che nel momento in cui è stata annunciata l’operazione (il 23 settembre) valeva soltanto 59 centesimi.

Oltre a Telco, sono soci di Telecom Italia la Findim della famiglia Fossati (4,9%) e una miriade di piccoli soci: il flottante è del 71,4% per cento.

Ed è nei confronti degli azionisti di minoranza che si pone il problema.

«Da un lato – spiega Standard Ethics – verranno analizzati gli aspetti finanziari per valutare se l’architettura dell’operazione soddisfi le aspettative in materia di principi volontari di buona Corporate Governance e responsabilità sociale d’impresa promossi dalle istituzioni internazionali in relazione agli interessi degli azionisti di minoranza. Soprattutto, tenuto conto che non è stato consentito agli stessi di partecipare al passaggio proprietario alle medesime condizioni degli azionisti di controllo. L’analisi del passaggio azionario potrebbe comportare l’avvio di una eventuale revisione degli Standard Ethics Rating attribuiti a tutti i soggetti attivi nell’operazione».

Poi c’è la questione del conflitto di interessi, visto che Telefonica e Telecom Italia sono aziende molto simile tra loro: entrambi un colosso nazionale delle Tlc, entrambi attivi in America Latina. In teoria, si dovrebbero fare concorrenza, ma come si comporterebbe una Telecom Italia controllata da un’impresa concorrente? Di chi farebbe gli interessi?

«Inoltre – prosegue Standard Ethics – verranno analizzate le soluzioni gestionali e di governance che tale passaggio comporterà per Telecom. In particolare, verranno valutate le eventuali implementazioni nella struttura di governance e controllo (compresa la struttura del CdA) tenuto conto di emergenti conflitti d’interessi determinati da un azionista di controllo che è, al contempo, operante in competizione alla stessa controllata Telecom sui medesimi mercati; e la modalità di esame ed approvazione di nuove politiche industriali con riferimento ai maggiori principi di democrazia economica e migliori pratiche di trasparenza decisionale».

L’operazione diventerà effettiva il primo gennaio. In quella data Telefonica avrà un’opzione per salire al 100% di Telco. Molte cose possono accadere. L’azionista Findim ha chiesto a Telecom di convocare l’assemblea dei soci, con all’ordine del giorno la revoca degli amministratori a suo tempo candidati da Telco o successivamente cooptati. Il Parlamento potrebbe approvare la legge sull’Opa. Standard Ethics vigilerà. «Insufficienti implementazioni nella governance e insufficiente trasparenza nella definizione delle policy aziendali potrebbero comportare l’avvio di una eventuale revisione dello Standard Ethics Rating attribuito a Telecom».

Attualmente il rating etico di Telecom Italia è EE-.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews