25 luglio 2013 – L’energia alternativa è spesso associata al concetto di investimento Sri, pensando di riflesso alle problematiche ambientali scatenate dalle fonti di energia fossili, nucleare e non rinnovabili. Ma è corretto questo approccio? Non del tutto. Un aiuto per capire meglio la questione arriva se si guarda a quanto ci sia di Sri dentro l’Etf Etfx Daxglobal Alternative Energy Fund (Isin IE00B3CNHC86).

Quotato a Piazza Affari, rappresenta insieme Lyxor Etf New Energy e all’Ishares Global Clean Energy la pattuglia di Exchange traded fund, fondi quotati facilmente negoziabili in Borsa, che possono essere utilizzati per investire nelle varie forme di green energy. Ma chiariamolo subito. A differenza del gruppo di Etf targati Ubs legati agli indici «Msci Socially Responsible», di cui fa parte l’Ubs-Etf Msci World Socially Respon A-Dis, nessuno dei fondi legati all’energia alternativa si dichiara Sri. Giustamente.

L’Etfx Daxglobal Alternative Energy fund è un fondo azionario, emesso da Etfx Fund Company plc e inserito da Borsa Italiana nel settore Etf tematici. E’ offerto a chi lo desidera comprare con un costo su base annua dello 0,65%, un Total expense ratio in linea col mercato. Nasce con l’obiettivo di essere clone del Daxglobal Alternative Energy Index. Che cos’è? Un indice che sintetizza la performance delle 15 imprese più grandi e liquide del mondo appartenenti al segmento delle energie alternative, nel senso che da questo generano più del 50% dei ricavi. Questa la definizione generale, dal vago sapore Sri.

Ma è entrando nel dettaglio che si vede che non tutto quello che c’è dentro nel paniere è «sostenibile». Infatti ne fanno parte per scelta tre società selezionate rispettivamente su ognuno dei cinque settori energetici che compongono l’ indice: eolico, solare, gas naturale, etanolo e un raggruppamento di sottosettori geotermico, idroenergetico e accumulatori di energia ugualmente distribuiti. Ed ecco i primi segnali di scarsa sostenibilità. Gas naturale ed etanolo, ad esempio, non sono fonti d’energia propriamente green. E anche sugli accumulatori di energia, spesso ai ferri corti con l’ambiente, si possono avere leciti dubbi.

Facciamo un passo avanti e andiamo a guardare cosa c’è dentro l’Etf. E anche qui la situazione è un mix tra elementi Sri e non Sri. Del primo gruppo fa parte Enel Green Power, che trova un posticino in fondo alla lista dei quindici eletti nel mondo che hanno le carte in regola per entrare in questo paniere, con un peso dell’1,05%. Gli fanno compagnia altre compagnie dalle tinte Sri, come First Solar (5,65%) e il peso massimo Nextera Energy (10,58%) leader mondiale nella clean energy. Fino a qui tutto bene. Ma la lista ha anche nomi poco sostenibili, a cominciare dalla coreana Lg Chemical (8,60%) gigante del settore chimica, con particolare dei prodotti petrolchimici. C’è ancora tanta strada perché un indice di titoli focalizzato sulle energie alternative possa essere anche Sri.

Fabrizio Guidoni

 

A cura di ETicaNews