18 luglio 2013 – Se garantisce Sam, ovvero Sustainable Asset Management, ci sarebbe ragione di credere che il benchmark sottostante del Lyxor Etf New Energy (Isin FR0010524777) quotato anche a Piazza Affari sia un indice sostenibile. Ma sarà veramente così? Il fondo quotato targato Lyxor rispetta tutte le caratteristiche medie di un Etf azionario. Presenta una costo annuo dello 0,60% ed è caratterizzato da un rischio elevato, coerente col fatto di essere appunto un Etf composto da azioni. Tanto è vero che il periodo consigliato dall’emittente per tenere e valutare il fondo clone è di ben cinque anni. Tuttavia sorge un dubbio: la composizione dell’indice sottostante quanto è in realtà orientata alla sostenibilità?

Il World Alternative Energy index è un indice azionario calcolato dalla Dow Jones e mantenuto da Sam che intende rappresentare le attività legate alle energie alternative a livello globale. E’ composto dalle 20 più grandi società (per capitalizzazione del flottante) selezionate tra quelle comprese nell’indice Dow Jones World Index con l’aggiunta di quelle quotate presso la Bombay Stock Exchange e i cui ricavi derivino prevalentemente dal settore delle energie alternative: distributed energy, energy efficiency e renewable energy. La composizione dell’indice è rivista semestralmente mentre i pesi determinati in funzione del flottante vengono aggiornati trimestralmente.

L’Etf targato Lyxor, marchio del gruppo Société Générale, che punta a replicarlo ha già una discreta storia alle spalle, avendo debuttato il 17 ottobre 2007, e ha vissuto lo stress test della più grave finanziaria mondiale dal secondo Dopoguerra. Negli ultimi dodici mesi ha messo a segno un più che decoroso +7,2%. Non presenta rischio cambio nel senso che sia l’indice sottostante sia l’Etf sono calcolati in euro. La voce grossa in portafoglio la fanno le società tedesche. Gli unici due titoli con un peso superiore al 7% sono Bayer e Allianz. Segue la conterranea Basf e solo al quarto posto come importanza nel portafoglio si colloca un titolo non teutonico. E’ l’olandese Unilever, che occupa il 6,78% del paniere dell’Etf. Nelle prime otto posizione della classifica per peso ben cinque società sono targate Germania, comprendendo Daimler e Deutsche Bank. A questo punto una domanda sorge spontanea. Cosa ci fa così tanta finanza (Allianz e DB) in un Etf che si chiama New Energy e che dichiara di voler rappresentare le attività legate alle energie alternative a livello globale? A ben vedere le anomalie non finiscono qui.

Innanzi tutto si scopre che occupa un peso rilevante nel paniere, intorno al 4%, persino un fondo, l’European Covered Equity holdings. Che cos’è? Si tratta di un prodotto di, guarda caso, Lyxor International Asset Management. Lo si può considerare un fondo monetario visto che ha come obiettivo quello di replicare l’Eonia, (Euro OverNight Index Average), che costituisce il tasso di interesse medio al quale una selezione di banche europee si concede reciprocamente prestiti in euro per un periodo di un giorno. Può quindi essere considerato il tasso Euribor overnight. In pratica un tasso dal valore molto basso ma di volatilità estremamente ridotto. Una sorta di briciolina di rendimento monetario accumulato ogni giorno. Sulla carta è un prodotto a rischio molto contenuto e probabilmente utilizzato per gestire la quota di liquidità che l’Etf deve comunque mantenere al fine di ottimizzare i flussi in entrata e in uscita rappresentati dagli acquisti e dalle vendite degli investitori nel Lyxor Etf New Energy. Bene. Ma siamo proprio sicuri che non esistono soluzioni meno costose di un fondo, per di più della stessa casa madre, per gestire la liquidità?

Un altro dubbio su quanto sia da considerare Sri il paniere dei titoli composto per puntare sull’energia vissuta in ottica sostenibile è la diversificazione geografica e settoriale. In portafoglio sono presenti ben pochi titoli tipicamente energetici. Si incontra la portoghese Galp Energia (4,60%), E.On (3,64%), Rwe (3,32%) e Royal Dutch Shell (3,29%) e poco più. Dunque molta industria (case automobilistiche tedesche in primis) e finanza (anche Ing). Addirittura due titoli delle tlc (Telefonica e Deutsche Telekom, una tedesca tanto per cambiare). E l’Italia? Praticamente assente. Osservata però la composizione dell’indice, Sam avrebbe anche potuto trovare un posto per una bandiera tricolore. Magari rendendo l’Etf che punta a replicarlo anche un po’ più Sri.

Fabrizio Guidoni

 

A cura di ETicaNews