4 luglio 2013 – Puntare sulla performance complessiva di una trentina tra le maggiori società quotate sui mercati azionari operanti nel settore dell’energia pulita a livello globale che soddisfano specifici requisiti di idoneità all’investimento. Questo è quanto vuole offrire a un investitore l’Etf Ishares Global Clean Energy Ucits (codice Isin IE00B1XNHC34) quotato a Piazza Affari. Ma in concreto su cosa si investe? Il fondo quotato punta a replicare il rendimento dell’indice di riferimento S&P Global Clean Energy. Si tratta di un paniere costruito per fornire un’esposizione alle società leader nel settore dell’energia pulita a livello globale nei mercati sviluppati, ma anche nei promettenti mercati emergenti, suddivise tra produzione, tecnologia e equipaggiamenti.

Le società più rappresentative arrivano da Danimarca, Giappone e Stati Uniti. Ne deriva un paniere che seppur composto da solo 30 titoli risulta essere geograficamente ben diversificato, arricchito da un pizzico importante d’Italia. Il nono titolo in ordine di peso nell’iShares Global Clean Energy è infatti Enel Green Power, con una quota del 4,89%. A occupare i posti più rilevanti nel basket delle società delle energie pulite sono la danese Vestas Wind System (7,08%), la giapponese Tohoku Electric Power (5,79%) e la statunitense First Solar (5,58%). Il paniere ha una rilevante presenza di Oriente: otto società sono di Hong Kong cui si aggiungono due aziende cinesi. Mettono una bandierina nell’ordine anche Brasile (due società), Australia, Cile, Austria, Spagna, Portogallo, Norvegia. Ma tutte in posizione più bassa rispetto al tricolore innalzato da Enel Green Power.

Una delle qualità di questo indice è la liquidità dei titoli che lo compongono. La selezione tiene anche conto della facilità con cui possono essere acquistati e venduti sul mercato. Una condizione che come insegna la crisi finanziaria del 2008 esplosa dopo lo scoppio della bolla dei mutui subprime Usa non sempre può però essere garantita per alcun titolo azionario quotato. E’ comunque perseguibile in condizioni normali, o quasi, degli scambi come quelle attuali delle Borse mondiali.

Per replicare l’indice sottostante l’Etf tiene in portafoglio gli stessi titoli azionari che costituiscono in proporzioni simili ad esso l’indice sottostante. Va però aggiunta una precisazione: il gestore del fondo ha la facoltà di usare gli strumenti derivati (Sfd) per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di replicare l’indice sottostante. Anche se Ishares nella presentazione dell’Etf si affretta a precisare che si prevede un uso di Sfd limitato. E per la precisione è anche il caso di ricordare che gli Etf iShares sono fondi gestiti da BlackRock.

Da un punto di vista tecnico vanno sottolineate alcune particolarità. Innanzi tutto, l’Etf prevede il pagamento di un dividendo semestrale, legato anche alle cedole staccate dai titoli in portafoglio dentro il fondo quotato. Gli ultimi dati disponibili parlando di rendimento del dividendo dell’Etf pari al 2,43%. Ma attenzione. Si tratta di un rendimento calcolato in dollari Usa. E qui si apre la questione dei rischi.

In maniera analoga a molti strumenti quotati, l’Etf Ishares Global Clean Energy è esposto al rischio di controparte, rappresentato dalla possibilità di insolvenza di istituzioni che forniscono servizi come la custodia del patrimonio o che agiscono come controparte di derivati o altri strumenti che può esporre il fondo a perdite finanziarie. Non bisogna poi dimenticare il rischio cambio, aspetto che per la verità condiziona diversi fondi quotati del comparto Azionari tematici di Borsa Italiana. L’Etf presenta come valuta di denominazione il dollaro statunitense mentre è quotato a Piazza Affari in euro. Per capirci, se la moneta unica si rafforza sul biglietto verde Usa il fondo rischia una proporzionale svalutazione. Di contro la differenza di valuta può diventare un’opportunità di guadagno se il dollaro si rafforza.

Più in generale l’Ishares Global Clean Energy è presentato dall’emittente come un fondo molto rischioso. In una scala da 1 (poco rischioso) a 7 (rischio elevato) al fondo viene associato il parametro massimo, cioè 7. Un livello che sintetizza tutti i diversi rischi, oltre a quelli già citati. Dal rischio di settore e di Paese, a quello valutario, già visto, e a quello specifico di ogni società in portafoglio. Per dirla tutta, le quotazioni dell’Etf sono sensibili a qualsiasi evento economico, politico, di mercato o normativo locale. Anche se si tratta di un settore ritenuto «etico», quello degli investimenti nell’industria globale delle energie pulite sono soggetti a questioni legate al’ambiente, all’imposizione fiscale, alla legislazione, al prezzo dell’energia, all’offerta e alla concorrenza.

Come sempre, in tutti questi tipi di strumenti quotati la voce costi richiede un’attenzione rilevante. Se non altro questo Etf si impegna in operazioni di prestito titoli a breve termine garantite dai propri investimenti nei confronti di terzi idonei, al fine di generare reddito aggiuntivo per compensare i costi del fondo. Bene, anche se con qualche riserva: l’emittente spiega che quando il fondo effettua operazioni di prestito titoli per ridurre i costi, questi riceverà non tutti i proventi realizzati con queste operazioni ma solo il 60% mentre il restante 40% va a favore di BackRock in qualità di agente per il prestito titoli. E specifica: «Non aumentando i costi di gestioni del Fondo, la ripartizione dei proventi realizzati dell’attività di prestito titoli è statta esclusa dalle spese correnti». Ma di che entità di rendimento stiamo parlando? Facciamo un esempio: secondo i dati consultabili sul sito dell’emittente, al 31 marzo 2o13 è stato pari al 1,31%. Si tratta di un rendimento annualizzato del prestito titoli, calcolato dividendo i rendimenti netti del prestito titoli del fondo su 12 mesi non certificati per il Nav (net asset value) medio del fondo nello stesso periodo.

Nonostante questi proventi straordinari, le spese che ricadono su chi investe nell’Ishares Global Clean Energy non sono trascurabili. Anche se, va detto, lo 0,65% di costo annuo (ter) prelevato dal fondo a scapito dell’investitore non è tra i più cari tra gli quelli di tutti gli Etf appartenenti al comparto Azionari tematici del mercato Etfplus di Borsa Italiana. Senza dimenticare, in ogni caso, i costi di intermediazione che deve sostenere l’investitore che compra e vende il fondo quotato.

Dall’analisi delle performance passate arriva qualche nota positiva. Certo, come è noto l’andamento storico non costituisce un’indicazione della performance futura. Però aiuta a farsi un’idea. E di storia questo fondo ne ha già un po’ alle spalle. Lanciato nel 2007, si è subito trovato ad affrontare la crisi dei mercati finanziari più pesante dal Dopoguerra e la conseguente recessione economica mondiale che ha frenato i consumi energetici e tagliato i costi degli investimenti in energia pulita. Dunque la performance è nel complesso ancora negativa. L’anno migliore è stato il 2009 con un +8,2%. Per il resto una prevalenza di anni neri, ma almeno quest’anno il fondo sull’energia pulita sta cercando di invertire la tendenza. Allora dove sono i segnali positivi? Dal fatto che ogni anno della sua vita l’Etf Ishares Global Clean Energy ha fatto meglio dell’indice sottostante. In alcuni casi con un extrarendimento anche più dell’uno per cento. D’accordo, conta il contributo dato dal ritorno della strategia del prestito titoli. In ogni caso è un buon punto di partenza per chi vuole investire al livello internazionale nelle società del settore energia pulita.

Fabrizio Guidoni

 

A cura di ETicaNews