12 dicembre 2012 – La green economy? Il livello di gradimento, in Italia, è un plebiscito da percentuali bulgare. In base al sondaggio commissionato da VedoGreen all’Istituto Ispo e condotto su un campione di 800 individui rappresentativo della popolazione italiana, emerge una percezione molto positiva verso i temi della green economy e della green industry.

Nel 92% dei casi il consumatore apprezza l’imprenditore impegnato nel recupero e nel riutilizzo dei rifiuti e nel 91% dei casi dice di accordare le sue preferenze a imprese che usano fonti di energia rinnovabili. «La green economy – ha commentato il presidente dell’Ispo Renato Mannheimer – è una rivoluzione silenziosa, che sta producendo un cambiamento culturale in cui responsabilità e prosperità sono aspetti chiave non più disgiungibili. Oggi apprendiamo qualcosa di nuovo sulla green reputation: percentuali che in altri momenti si sarebbero dette bulgare».

Ma qual è la realtà economica e finanziaria del green? In base allo studio “Green Economy on capital markets 2012 – II edizione”, condotto dall’Ufficio Studi VedoGreen su un campione di 113 società green quotate sui principali listini europei, di cui 13 su Borsa Italiana, il presente va bene, ma il futuro è soprattutto all’estero.

«L’industria green europea – spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di VedoGreen – cresce anche nel 2011 con una performance positiva di fatturato ed ebitda. Nonostante segnali di ridimensionamento nel 2012, con ricavi medi in crescita del 7% ed ebitda del 2% nella prima metà del 2012, l’Italia si conferma il mercato con la più alta marginalità (26%). Per il 2012 l’outlook è positivo per il Regno Unito, grazie principalmente all’importante attività di R&D sviluppata, e per i Paesi Scandinavi che mantengono un primato sulla solidità del portafoglio ordini; Francia e Germania prevedono una significativa riduzione dei margini. L’internazionalizzazione risulta la principale linea guida strategica annunciata dalle società europee per il prossimo triennio, insieme a una maggiore focalizzazione su business con più elevata marginalità».

L’Italia, su questo fronte, è al top anche per numero di brevetti depositati tra il 2007 e il 2009, perché con il 6% del totale dei brevetti europei è seconda soltanto alla Germania (19%). E nel suo tessuto produttivo si nascondono almeno 50 società che hanno tutte le carateristiche per quotarsi e crescere in Borsa.

Vedogreen ha mappato le eccellenze nazionali green private, analizzate nei risultati economico-finanziari 2011 e selezionate sulla base di criteri di analisi finanziaria e requisiti di quotabilità: sono state individuate 50 aziende green che esprimono una potenziale capitalizzazione di mercato di 4,5 miliardi, un giro d’affari complessivo pari a circa 3 miliardi e impiegano complessivamente circa 7.700 dipendenti.

L’analisi sulla percezione degli investitori condotta da IR Top per VedoGreen rileva grandi potenzialità dell’investimento nel green per il prossimo decennio, guidato principalmente dall’elevato livello di innovazione che l’industria green può offrire, specie nei comparti industriali più nuovi legati all’efficienza energetica, eco-mobility, smart grids/smart cities e all’edilizia eco-sostenibile.

 

A cura di ETicaNews