9 gennaio 2014 – Se si rivelasse un caso unico la notizia non avrà grande impatto nella finanza Sri, ovvero sostenibile e socialmente responsabile. Ma il dubbio che possa invece rappresentare l’inizio di un fenomeno più ampio che potrebbe mettere in discussione uno dei punti di riferimento della finanza “etica” è più che lecito. Sei fondi pensione danesi hanno deciso di lasciare l’organizzazione privata che gestisce i Principi per l’Investimento Responsabile lanciati dalle Nazioni Unite. Un addio al Pri che desta qualche agitazione nel mondo della finanza visto che arriva da uno dei Paesi più attenti alla sostenibilità e all’impatto sociale degli investimenti.

Ma cosa ha spinto a tanto i sei fondi danesi? La scarsa trasparenza e governance dell’organizzazione che gestice i Pri. Attenzione, gli investitori danesi non rinnegano i principi dettati dalle Nazioni Unite. Hanno assicurato in una dichiarazione congiunta che continueranno a seguire i principi stessi. Il problema è proprio nell’organizzazione che li gestisce. Dunque ne rimarranno fuori «fino a che non vivranno di nuovo i requisiti di base per una buona corporate governance, tra cui il ripristino della democrazia nell’organizzazione».

I sei cavalieri della trasparenza ed equità sono ATP, Industriens Pension, PensionDanmark, PFA Pension, PKA e Sampension. Hanno spiegato che il Pri ha un ruolo «importante» da svolgere nella promozione degli investimenti responsabili, ma anche che hanno «osservato con preoccupazione che la governance dell’organizzazione Pri non è all’altezza degli standard di base» che gli investitori si aspettano dalle società in cui investono.

Il gruppo di fondi pensione in un primo momento ha provato ad assumere un ruolo attivo all’interno dell’ente, impostando numerosi tentativi per migliorare le condizioni all’interno, ma non hanno avuto successo. Hanno quindi deciso di abbandonare l’organizzazione fino a quando non saranno quanto meno ristabiliti i principi fondamentali di governance che esistevano prima che l’organizzazione nel 2010-11 , di propria iniziativa, cambiasse radicalmente la costituzione dell’organizzazione senza il coinvolgimento o il consenso dei suoi membri.

Ma cosa vuole dire in pratica per questi fondi essere fuori dall’ente? Semplice, continueranno ad essere seguaci e sostenitori dei principi Pri, ma a partire dal 2014 non riferiranno più all’organizzazione Pri a proposito della loro applicazione e saranno invece pronti a riferire direttamente ai sottoscrittori su come procedono i loro investimenti responsabili.

L’organizzazione Pri, per bocca del suo amministratore delegato, Fiona Reynolds, ha espresso tutta la sua delusione per la scelta dei sei fondi pensioni danesi ma ha anche preso l’impegno di intraprendere una revisione della propria governance in occasione dell’assemblea generale annuale a Città del Capo nel mese di ottobre. Reynolds ha però voluto sottolineare che il consiglio consultivo Pri è democraticamente eletto dai firmatari ed è globalmente diversificato a livello di rappresentanti presenti nel consiglio stesso. «Responsabilità e trasparenza sono fondamentali per tutto il lavoro del Pri e abbiamo recentemente lanciato un nuovo quadro normativo sull’informazione pubblica obbligatoria da seguire per i nostri 1.200 firmatari al fine di garantire che sia loro sia il Pri continuino a dare il buon esempio» ha sottolineato Reynolds.

 

A cura di ETicaNews