26 marzo 2013 – Prysmian inaugura il wiki capitale. Il consiglio di amministrazione del leader mondiale dei cavi ha approvato un piano che prevede di vendere a sconto le azioni ai dipendenti. In vendita il gruppo mette a disposizione 500mila azioni proprie che aveva in portafoglio (in circolazione ce ne sono circa 200 milioni) destinate ai 20mila dipendenti.

Lo sconto consiste in azioni gratis: se ne pagano quattro e se ne ricevono cinque. Il piano prevede tre cicli di acquisto (2014, 2015, 2016). Il tetto massimo all’investimento su base annuale e individuale non sarà superiore a 26.670 euro.

I destinatari sono tutti dipendenti delle società del gruppo in Italia e all’estero, suddivisi in tre categorie: senior executive (Valerio Battista, amministratore delegato e direttore generale, Pier Francesco Facchini, Chief Financial Officer; Fabio Romeo, SVP Energy Business; Frank Dorjee, Chief Strategic Officer, Massimo Battaini, Chief Operating Officer e Philip Edwards, SVP Telecom Business), 300 manager e altri 18mila dipendenti con contratto a tempo indeterminato che abbiano superato il periodo di prova ove previsto.

Lo sconto sarà progressivo: i senior avranno soltanto l’1%, i manager il 15% e i dipendenti il 25 per cento. I dipendenti che aderiranno al piano, con l’eccezione dei senior executive, riceveranno un entry bonus una tantum pari a 6 azioni a titolo gratuito al momento del primo acquisto. I dipendenti non possono rivenderle prima di tre anni.

Prysmian è quotata dal 2007. Il piano è una novità assoluta nel panorama della Borsa Italiana. La distribuzione delle azioni per dare senso di appartenenza agli impiegati è stato fatto in passato da pochissime società di Piazza Affari. Finora le società hanno inteso i piani di distribuzione delle azioni nell’ottica dell’incentivazione del personale ai fini del raggiungimento di obiettivi aziendali come nel caso di Unicredit o in occasione di eventi speciali, come è accaduto nel 2011 per il 50esimo anniversario della fondazione Luxottica.

Il caso di Prysmian è diverso: siamo in presenza di un management che punta ad avere sempre più dipendenti tra i suoi “padroni” a prescindere dalla loro performance e di farli crescere nel capitale sociale nel lungo termine. Dunque la policy di Prysmian è un inedito nella governance della società italiane quotate in Borsa. Il gruppo guidato da Valerio Battista, sola public company del Ftse Mib, con azionariato davvero diffuso (nove i soci con più del 2%, il maggior azionista è Clubtre con il 6,2% in base alle partecipazioni rilevanti di Consob ), è una multinazionale poco italiana: soltanto il 10% dei dipendenti risiede e lavora in Italia e molti dei capitali sono stranieri.

Ma quali sono i motivi alla base di questa policy? EticaNews lo ha chiesto al direttore Organizzazione e Risorse Umane, Fabrizio Rutschmann.

Perché questo piano?

Innanzitutto va precisato che il piano è stato presentato pochissime settimane fa dal consiglio di amministrazione e che passerà al vaglio dall’assemblea il 14 aprile. Non ci aspettiamo problemi, ma serve il voto della maggioranza dei soci. Con questo piano cominciamo un percorso per far partecipare i dipendenti al capitale della società, che è una società di tanti, non di uno. Il piano mira a rafforzare il senso di appartenenza al gruppo offrendo l’opportunità di condividerne i successi, mediante la partecipazione azionaria. Punta ad allineare gli interessi degli stakeholder, cioè dipendenti e azionisti, identificando un comune obiettivo di creazione di valore nel lungo termine. E soprattutto serve per contribuire a consolidare il processo di integrazione avviato a seguito dell’acquisizione del gruppo Draka, avvenuta due anni fa.

E’ quindi un percorso che comincia?

Sì, perché il piano non è un’azione spot. Se avrà successo continueremo nel tempo. Ci siamo dati un obiettivo ambizioso: fare in modo che l’1% del capitale sia in mano ai dipendenti.

Che adesione vi aspettate?

Non ci aspettiamo che tutti i dipendenti partecipano. Bisogna considerare il fatto che siamo un gruppo industriale e che tra le nostre risorse umane ci sono molti operai e non tutti lavorano in Paesi sviluppati, ma molti anche in Paesi poveri.

Che vantaggio avranno i dipendenti?

Oltre a sentirsi più coinvolti, per loro sarà anche un modo per portare avanti un piano di risparmio se si guarda al lungo periodo.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews