8 ottobre 2013 – Dalla conoscenza dell’associazione e della sua mission alla bontà del progetto sponsorizzato. Così cambiano le logiche del finanziamento alle Organizzazioni non profit (Onp) ai tempi del crowdfunding. Dimmi cosa fai, non chi sei, insomma. È questa una delle evidenze messe in luce dallo studio sul crowdfunding in Italia promosso da Digital Campus Onlus e realizzato da Ivana Pais, ricercatrice dell’Università Cattolica di Milano, e Paola Peretti, presidente di Crazy4Digital Marketing. Lo studio, presentato in anteprima durante il Salone della Csr e dell’innovazione sociale presso l’Università Bocconi indaga, attraverso una serie di interviste semi-strutturate ai protagonisti del fenomeno, le modalità con cui le Onp si avvalgono dei nuovi strumenti forniti dalla rete.

La prevalenza della causa su chi la propone non implica comunque che passi in secondo piano il bilancio sociale della Onp. Anzi, l’utilizzo della rete e delle piattaforme favorisce la trasparenza relativa ai processi di finanziamento, dall’invio del denaro alla rendicontazione delle attività (che resta, comunque, la base reputazionale dell’associazione stessa).

Il fatto che venga premiata l’idea, inoltre, va a ridurre le differenze tra associazioni più grandi e strutturate, e associazioni minori, nella capacità di attrarre investimenti. Allo stesso tempo, però, non solo la “causa” assume un aspetto rilevante, ma anche chi la sostiene attraverso il proprio network di contatti. È il caso, appunto, del personal fundraiser, un individuo o un’azienda che sfrutta la propria rete di relazioni sociali (sia online che offline) per sostenere un’attività attivando una campagna di raccolta fondi. Anche in questo caso è il progetto portato avanti dalla Onlus l’occasione di avvicinamento del personal fundraiser. Infatti, come sottolineato da Peretti, «ad oggi la considerazione di massima è che le non profit benificiano, sì, dei personal fundraiser che usano il loro network, ma lo fanno in maniera “passiva”. Il personal fundraiser trova la piattaforma, decide di aderire a una determinata causa e i donatori arrivano attraverso l’intermediazione di questo terzo soggetto». Tra le 42 piattaforme di crowdfunding presenti a oggi nel nostro Paese, esistono diversi portali finalizzati al fundraising e crowdfunding sociale. Secondo i dati riferiti da Caterina Mansueto, responsabile relazioni esterne di Digital Campus Onlus, l’aumento della cultura sul crowdfunding e personal fundraising ha contribuito al raggiungimento di 500mila euro raccolti e circa mille personal fundraiser registrati nella piattaforma Rete del Dono, una dei portali specializzati nel fundraising e crowdfunding sociale.

Certo è che i margini di crescita dei finanziamenti al non profit sono ancora ampi. Anzi, rilevano le ricercatrici, «il tasso di penetranzione dei social network nella nostra società farà sì che tutte le forme di finanziamento andranno a convergere verso queste piattaforme, anche perché si sono rivelate molto più economiche del tradizionale direct marketing o dell’organizzazione di un evento».

Raffaela Ulgheri

A cura diEticaNews