14 gennaio 2013 – Ma dove vai se l’Esg non ce l’hai? Se finora l’attenzione all’ambiente (Environment), al Sociale e alla corporate Governance erano fattori presi in considerazione nelle scelte di investimento del risparmio gestito, ora l’Esg sta diventando un fattore cruciale anche nelle scelte strategiche di fusioni e acquisizioni. Questo il risultato di uno studio realizzato da Kpmg per conto del Pri (Principles for Responsible Investment), l’iniziativa delle Nazioni Unite sull’investimento responsabile. Quale attitudine hanno i compratori nel valutare i rischi Esg nelle loro attività di M&A? Ebbene, più della maggioranza delle società ha abbassato la valutazione di una società target o non ha proseguito nell’affare a causa della insufficiente performance dei fattori Esg emersa in fase di due diligence (cioè di verifica finale della “preda”). Quando non ha addirittura rinunciato all’accordo a causa di scarsa Esg.

L’indagine è stata svolta su sedici compratori, tra cui Alliance Boots, Centrica, Edf e Xstrata, che hanno effettuato almeno un’acquisizione negli ultimi due anni. Ebbene, due terzi ha detto che scarse performance di Esg hanno compromesso l’accordo o comunque la loro volontà di portarlo a termine. Il restante terzo pensa che una buona performance di Esg accresce la reputazione di una società.

La metà del campione, inoltre, ha detto di aspettarsi uno sconto a causa di scarsa Esg, fattore che influisce negativamente sul valore di una società. Per questo motivo, l’Esg è stata a volte utilizzata come leva per negoziare un prezzo più basso. L’80% del campione ha incluso l’Esg nel processo del negoziato. I costi e le difficoltà di portare la società target agli stessi target di Esg del compratore sono un’altra argomentazione utilizzata nelle trattative. Se l’adeguamento dell’Esg risultasse troppo complicato, questo comprometterebbe seriamente l’intenzione di proseguire nell’affare. Le società – conclude il report – stanno mettendo a punto un approccio sistematico per valutare l’Esg nella due diligence.

«Il report – ha commentato James Gifford, Executive Director del Pri – mostra perché i fattori Esg sono fondamentali in un deal di private equity e quanto possano avere un impatto sia sul raggiungimento dell’accordo sia sul prezzo dell’affare. Il Pri, che ha condotto un’opera di sensibilizzazione sulle questioni di Esg, adesso ha tra i suoi firmatari circa 280 società di private equity. La recente decisione di Cerberus Capital Management di vedere la sua partecipazione nel produttore di armi Freedom Group in seguito alla tragedia alla Sandy Hook negli Usa sottolinea la crescente importanza dell’Esg negli investimenti».

Il massacro nella scuola elementare in cui furono uccisi 20 bambini e sei adulti era stato effettuato utilizzando il fucile Bushmaster AR-15 prodotto da Freedom. Le pressioni su Cerberus sono arrivate in particolare da un suo investitore, il California State Teachers’ Retirement System (CalSTRS), il secondo fondo pensione più grande degli Stati Uniti.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews