4 dicembre 2012 – Eads e Finmeccanica, soltanto per citare gli ultimi scandali, cercano una pulizia interna, se non, quanto meno, una pulizia dell’immagine . Le industrie che operano nel settore della difesa e che fabbricano e vendono armi sono nell’occhio del ciclone per presunti casi di corruzione internazionale. In pratica, le industrie pagherebbero tangenti per ottenere commesse estere. Nonostante le varie implicazioni, il gruppo guidato da Giuseppe Orsi nel luglio scorso ha varato un codice etico. Eads è al centro di un caso e il gruppo europeo dell’aerospazio ha deciso di sottoporsi al giudizio di ispettori esterni per determinare se il suo codice etico è stato rispettato.

Sia Eads sia Finmeccanica sono membri dello Steering Committee (comitato di governo) dell’Ifbec l’International Forum on Business Ethical Conduct, un’associazione nata nel 2009 che riunisce i membri dell’Aerospace Industries Association of America (Aia) e dell’analoga associazione europea Asd. Compiti dell’Ifbec, che ha individuato princìpi globali di condotta etica del settore, sono quelli di promuovere e rafforzare lo sviluppo degli standard etici riguardo alla tolleranza zero della corruzione, all’uso di advisor, alla gestione dei conflitti di interesse e al rispetto dell’informazione di proprietà riservata.

Alla fine di ottobre di quest’anno l’Ifbec ha pubblicato il primo report Public Accountability, cioè una disclosure pubblica sugli aderenti. Un fatto positivo, che denota quanto la questione etica sia sentita anche a livello della governance di questi colossi dai fatturati miliardari. Nelle intenzioni del forum, il report doveva servire a fornire dati sulla cosiddetta “compliance”, cioè su come il comportamento dei gruppi sia conforme ai princìpi etici e ad aprire una finestra sui programmi anti-corruzione portati avanti dai suoi membri.

Ma dalla lettura delle 26 pagine soltanto il secondo obiettivo sembra essere raggiunto. L’Ifbec ha redatto il report sulla base di un questionario sottoposto alle singole aziende, che poi hanno risposto volontariamente alle domande. Soltanto dall’anno prossimo l’adesione al questionario sarà condicio sine qua non per far parte dell’Ifbec.

Un primo “difetto” del report di quest’anno sta nel fatto che accorpa le risposta dei membri e quindi non è possibile capire quali gruppi siano più virtuosi e quali meno. Il risultato non è scorporabile a livello singolo e questo va a scapito della trasparenza. Secondo fattore: le risposte sono fornite dalle aziende stesse ma non sono verificate.

Tra i pregi, risulta che le aziende hanno tutte un codice etico, hanno adottato policy che includono di fare training anti-corruzione e meccanismi anonimi di informazione interna. Tuttavia, per esempio, se il 100% delle aziende che hanno risposto ha dichiarato di avere una policy scritta in merito a regali e ospitalità, contributi e donazioni, non è dato sapere se siano restrittive o lasche. Inoltre, non la totalità delle aziende ma soltanto il 93% di esse ammette di riferire alle autorità nazionali competenti eventuali violazioni delle leggi anti-corruzione vigenti.

E, soprattutto, in tutto il questionario, manca la domanda chiave: avete avuto casi di comportamenti contrari all’etica segnalati al vostro interno?

 

A cura di ETicaNews