22 gennaio 2013 – Quanto conta veramente il report di sostenibilità? Se lo è chiesto il Governance & Accountability Institute (G&A) di New York, partner del Global Reporting Initiative (Gri) in uno studio sulle società dell’S&P500. Per rispondere il team di G&A si è posto le quattro domande più gettonate da clienti, investitori e stakeholders: 1) Le società che pubblicano il report di sostenibilità performano meglio sui mercati finanziari sul lungo periodo? 2) Hanno maggiori probabilità di essere incluse negli indici di sostenibilità come il Djsi e il Nasdaq Omx Crd global sustainability index? 3) Sono selezionate più spesso per liste reputazionali come Newsweek green rankings? 4) La pubblicazione del report permette di ottenere voti e posizioni più alte assegnate da organizzazioni di riferimento come Glassdoor e Carbon Disclosure Project (Cdp)?

La questione di fondo parte da una constatazione positiva: le aziende dell’indice S&P500 che in riferimento all’esercizio 2011 hanno rendicontato il proprio impatto ambientale, sociale e di governance sono aumentate al 53% dal 19% del 2010 (dati alla fine di aprile 2012). Se si considerano le società di Fortune 500, la percentuale è al 57% dal 20% dell’anno precedente. E il dato più rilevante è che per la prima volta sono in minoranza le aziende che non pubblicano il bilancio di sostenibilità. E per queste, è il giudizio di G&A, i motivi per non produrre un bilancio di sostenibilità saranno di giorno in giorno sempre meno. Nel dettaglio, lo studio indica che di questo 53%, il 63% utilizza i criteri Gri e un 5% fa riferimento a Gri nel report e può aver usato alcuni criteri ma non li ha seguiti completamente. Il settore con la maggior parte di report Gri è il food & beverage, seguito dall’energia e dalle utility. Tra i settori che hanno un’alta percentuale di aziende che non producono report di sostenibilità ci sono i servizi finanziari, il real estate, l’automotive e i media. L’indagine esplora anche il livello di adesione ai criteri Gri (dalla piena disclosure dei dati a solo una certa parte secondo i livelli di applicazione A, B, C) e la verifica esterna o meno del report (indicato nel rating da un +). Emerge così che nel 2011 la scelta più frequente delle aziende che ha aderito ai criteri Gri nel proprio report è fermarsi nel mezzo: il livello B è scelto da 48 aziende cui se ne aggiungono 17 che hanno scelto di farsi certificare il report esternamente (B+), 19 scelgono il livello A e 6 il livello A+, mentre ben 52 sono quelle che non dichiarano alcun livello.

Lo studio ha così verificato che esistono associazioni positive tra le società che rendicontano la sostenibilità usando i criteri Gri e i diversi indici. Per esempio sul fronte delle liste reputazionali tra le società dell’S&P500 incluse al giugno 2011 nel Newsweek green rating, il 58% rendiconta le proprie performance di sostenibilità. Di queste ben il 64% adotta i criteri Gri. E anche il punteggio ottenuto dalle società che seguono il framwork Gri è in media il più alto mentre il più basso spetta a chi non produce report. Risultati simili per il CR’s 100 Best Corporate Citizens 2011, lista reputazionale creata da Corporate Responsibility Magazine che fa una classifica dei migliori performer americani nella Csr in base a informazioni pubbliche. Il 53% pubblica il report di sostenibilità e di queste il 72% lo fa con i criteri Gri. Un altro indice reputazionale che viene analizzato è il Ethisphere’s World’s Most Ethical Companies elaborato da Ethisphere® Institute, think tank internazionale per la creazione e la condivisione di best practice nella Csr, la sostenibilità e l’etica nel business. Qui la correlazione è ancora più marcata: il 76% delle società dell’S&P500 dell’indice pubblica report di sostenibilità e di queste il 90% segue i criteri Gri.

Ci sono poi gli indici azionari. Ben l’85% delle aziende dell’S&P500 incluse nel Dow Jones Sustainability Index North America pubblica il report di sostenibilità, di queste il 91% usa i criteri Gri. Addirittura il 98% delle società dell’S&P500 incluse nel Dow Jones Sustainability Index World rendiconta sulla sostenibilità, di cui ben l’87% adotta il framework Gri. E ancora il 97% delle società del NASDAQ OMX CRD Sustainability Index pubblicano il report di sostenibilità e di queste l’89% adottano i criteri Gri.

E la relazione positiva vale anche per quei rating (giudizi) che riguardano il mondo delle risorse umane. Esiste per esempio una relazione positiva con i giudizi espressi su Glassdoor, piattaforma online che aggrega contenuti come informazioni anonime sui salari, opinioni sulle società generati dagli stessi dipendenti o da chi cerca lavoro. Quattro le aree analizzate: percentuale di impiegati che raccomanderebbero l’azienda a un amico, cultura e valori, approvazione del ceo e soddisfazione dei dipendenti. Su tutti questi punti le società che adottano i criteri Gri hanno registrato i giudizi più alti. In altre parole, questi giudizi indicano un ambiente di lavoro migliore, impiegati più felici, maggiore capacità di trattenere talenti e maggior produttività. Si sono qui riportati solo alcuni degli indici analizzati nello studio che prende in relazione anche altri rating come il Carbon Disclosure Project (CDP) e Bloomberg ESG Disclosure Scores.

CONCLUSIONI
La conclusione a cui giungono gli analisti è quindi che le società che rendicontano strategie di sostenibilità, programmi e performance hanno più probabilità di essere selezionati in liste reputazionali o negli indici di sostenibilità e avere voti più alti nei ranking di sostenibilità. Inoltre lo studio indica che le società che gestiscono i temi della sostenibilità tendono a performare meglio nel lungo periodo sui mercati, anche se la valutazione richiederà un periodo di osservazione più lungo e un numero maggiore di aziende. La relazione è così spiegata: “rendicontare la sostenibilità sembra aumentare la fiducia nella compagnia degli investitori, degli impiegati e degli altri stakeholder. L’aumento della trasparenza e della disclosure costruisce migliori relazioni con gli stakeholder che possono impattare sulla reputazione, la valutazione e il dirittoa operare della società. Il feedback ottenuto attraverso un processo di coinvolgimento degli stakeholder può aiutare a ottenere preziose informazioni che altrimenti andrebbero perse”. E, la buona notizia, è che dal canto loro gli investitori stanno supportando le società che si comportano in modo serio e attivo su questo tema: il “Social Investment Forum Sustainable and Responsible Investing Trends in the United States” di novembre ha indicato che erano circa 3,74 i trilioni di dollari affidati a gestori che tengono in considerazione nelle loro analisi di investimento i temi Esg, il 22% in più del 2009, una crescita più veloce del resto del mercato. Così oggi il mondo Esg pesa per 1 dollaro ogni 8-9 dollari investiti nei mercati dei capitali americani.

Elena Bonanni

 

A cura di ETicaNews