16 gennaio 2015 – Un’area marina protetta nelle Isole Egadi, che mira a salvaguardare la biodiversità e a favorire una gestione sostenibile delle risorse naturali del territorio. Bolton Alimentari, meglio conosciuta per i marchi Rio Mare e Palmera, è protagonista di un’iniziativa nel segno della sostenibilità, una delle prime di questo genere realizzata da privati in Italia a sostegno di un’area marina protetta, che prevede il finanziamento di tre progetti. Il primo mira alla tutela della Posidonia oceanica, il “polmone verde” del Mediterraneo, grazie al posizionamento di 72 dissuasori per impedire la pesca a strascico sotto costa. Il secondo progetto riguarda la gestione dell’Osservatorio “Foca Monaca” nel Castello di Punta Troia a Marettimo per monitorare la presenza di questa specie. L’iniziativa si sviluppa in affiancamento agli studi svolti dai ricercatori dell’Ispra. Il terzo progetto riguarda la gestione del primo Centro di Recupero delle Tartarughe marine che sarà realizzato a Favignana per soccorrere e ricoverare esemplari feriti o in difficoltà. La struttura svolgerà anche la funzione di centro visite e laboratorio didattico del Centro di Educazione Ambientale.

«Siamo estremamente orgogliosi di questo progetto, nato e sviluppato con l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi – racconta Luciano Pirovano, direttore Csr di Bolton Alimentari – . L’iniziativa è stata fortemente voluta dall’azienda e concretizza in maniera tangibile l’impegno di Rio Mare per la tutela dell’ambiente e la valorizzazione del territorio italiano». L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto di Corporate Social Responsibility di Rio Mare denominato “Qualità Responsabile” lanciato nel 2011 e valido in tutti i Paesi allo stesso modo.

«Grazie alla sponsorizzazione di Rio Mare – spiega Stefano Donati, direttore dell’Amp Isole Egadi –potremo sviluppare meglio, e con più risorse, alcuni progetti già in atto: proteggeremo ancora di più la prateria di Posidonia oceanica e le risorse ittiche, studieremo ancora meglio la presenza della Foca monaca e attiveremo un vero ospedale per le tartarughe marine Caretta Caretta E’ un momento storico per l’Amp delle Egadi, la prima a ricevere un contributo così importante da un gruppo privato».

Bolton Alimentari è un’azienda italiana prima in Europa nel mercato del tonno in scatola. Possiede i marchi Rio Mare, Palmera e Saupiquet (Francia e Germania). Di recente, ha pubblicato il Rapporto socio-ambientale 2014, che si basa su quattro pilastri: pesca, ambiente, sociale e nutrizione.

L’azienda è tra i fondatori e membri della Ong Issf (International seafood sustainability foundation), diventata oggi la più importante organizzazione per la sostenibilità della pesca del tonno nel mondo. «Uno dei traguardi più importanti – riprende Pirovano – è stata l’istituzione del Pro-Active Vessels Register (Pvr), registro nato per identificare e tracciare le navi che adottano le pratiche a favore della pesca sostenibile, al quale abbiamo già iscritto tutte le nostre imbarcazioni».

L’unico stabilimento di produzione in Italia, quello di Cermenate in provincia di Milano dove producono tre milioni di lattine al giorno, utilizza il 100% di energia rinnovabile, ricicla il 98% degli scarti e “sforna” confezioni riciclabili al 95 per cento.

«Ci adoperiamo per rendere sostenibile e responsabile tutta la filiera produttiva – precisa Pirovano -. Chiediamo ai nostri fornitori di firmare e applicare un codice di comportamento. Ma abbiamo ancora molte sfide da vincere. Innanzitutto raggiungere il 100% di tonno proveniente da pesca sostenibile entro il 2017, traguardo che riteniamo possibile grazie al supporto del progresso scientifico che giorno dopo giorno ci aiuta a migliorare i metodi di pesca e a definire le zone ideali per l’approvvigionamento ».

Il capitolato di Bolton prevede una taglia minima per lo Yellowfin di 10 Kg mentre per quanto riguarda il tonno skipjack (che è una specie più piccola) la taglia minima è di 1,8Kg.

Dal 1992 Bolton aderisce al programma Dolphin Safe, istituito da Earth Island Institute, che a oggi ha ridotto la mortalità dei delfini del 98 per cento. «Supportiamo la limitazione e la regolamentazione dell’utilizzo dei Fad (Fishing Aggregating Devices (sistemi di aggregazione per pesci) nella pesca con reti a circuizione) – conclude Pirovano – e dal 2011 abbiamo aderito al programma “By-catch Reduction Project” per la riduzione della pesca accidentale da questi generata».

Fausta Chiesa

A cura di ETicaNews