5 febbraio 2013 – Solo la Csr salverà il calcio dai suoi mali che l’affliggono dal di dentro: scarsità di etica, con la prova più evidente del fenomeno delle scommesse illegali che falsano le partite in tutta Europa, e carenza di sostenibilità sociale e finanziaria di tutto il sistema. Lo sa bene la Federazione Italiana Giuoco Calcio che anche per questo e per dare l’esempio ha pubblicato nei mesi scorsi il suo primo bilancio sociale. Un rendiconto dell’attività della Federazione nel 2012 redatto secondo le Sustainability Reporting Guidelines versione 3,1, predisposte da Global reporting Initiatives (Gri).

“La creazione di valore non passa unicamente per la gestione economico-patrimoniale, ma si registra nella misurazione e rendicontazione degli aspetti etici e sociali, rappresentando, a ben vedere, non il prezzo dell’amministrazione, ma il valore intrinseco caratterizzante” spiega il presidente Giancarlo Abete nella presentazione del bilancio sociale. Elaborato dal Centro Studi e Iniziative Speciali della Federcalcio, è stato realizzato con il contributo della Uefa e redatto in collaborazione con PriceWaterhouseCoopers. Al suo interno sono analizzate la mission, l’identità e le attività della Federazione, comprese quelle commerciali, comunicazionali e promozionali, le relazioni con gli stakeholders tra cui ovviamente spiccano i tifosi, gli interventi sul fronte dei rapporti internazionali, della sicurezza e dell’integrità; ampio spazio, poi, è dedicato al tema della responsabilità sociale: l’impegno sulla lotta al razzismo e alla discriminazione di genere, la sensibilizzazione nei confronti delle giovani generazioni, anche attraverso il coinvolgimento della Nazionale A su temi di particolare rilevanza sociale, fino alle politiche ambientali.

Certo, il rendiconto sostenibile relativo al 2012 in realtà rappresenta solo la prima giornata del campionato che la Figc ha deciso di giocare per portare il calcio al vertice della cultura della Corporate social responsability. Solo anno dopo anno, come insegnano le società e gli enti che da tempo hanno attivato il bilancio sociale, si raggiunge l’applicazione di un modello diffuso di Csr vincente.

Ed come tappa di questo percorso, che ha la traparenza tra i motori principali per intraprenderlo, che va letta la notizia per cui il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, e il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Giancarlo Abete, hanno appena rinnovato il protocollo di intesa per la vigilanza sui conti delle società sportive professionistiche. ”Duplice l’intento dell’accordo – spiega l’Agenzia – lo scambio delle informazioni sull’equilibrio finanziario dei club e l’acquisizione di ulteriori dati utili alle attività di controllo, demandate alla Federazione, sulle stesse società”. In particolare, la Figc provvede a trasmettere alle Entrate l’elenco nominativo delle società sportive professionistiche, completo di denominazione societaria e codice fiscale/partiva Iva. Perché la sostenibilità di un club calcistico non è solo questo, ma di sicuro è anche questo.

Quali sono i termini dell’accordo? L’Agenzia deve comunicare alla Federcalcio, entro il 31 maggio 2013, i riscontri dell’avvenuta presentazione delle dichiarazioni relative al periodo d’imposta chiuso al 31 dicembre 2011 e i pagamenti di Ires, Irap, Iva e delle ritenute Irpef sui redditi di lavoro dipendente, risultanti dalle stesse dichiarazioni. Le Entrate, inoltre, controlleranno l’effettuazione dei pagamenti Ires, Irap, Iva e ritenute Irpef riferiti agli anni d’imposta che vanno dal 2006 al 2010, nonché quelli relativi agli atti divenuti definitivi con cartelle di pagamento notificate entro il 30 aprile 2013. Il protocollo è valido fino al 28 febbraio 2014, termine entro il quale sarà deciso un eventuale rinnovo per le successive stagioni sportive. L’accordo arriva in un momento in cui il calcio è sempre più esposto al fenomeno delle scommesse illegali. Una vasta indagine condotta dall’Europol, che coordina le forze di polizia europee, la più grande mai realizzata a livello internazionale ha svelato che sono ben quindici i Paesi coinvolti e 425 tra dirigenti di club, arbitri, giocatori e criminali protagonisti, per un fatturato illecito da otto milioni di euro (due milioni poi utilizzati come tangenti, più di 140 mila euro a persona). Oltre a 380 partite con sospetti di combine in tutta Europa.

Il fenomeno è diventato troppo vasto. Non c’è più tempo. Perché il calcio abbia un futuro vincente è il momento di mettere in campo la Csr, a livello di federazioni e di tutti i singoli club.

Fabrizio Guidoni

 

A cura di ETicaNews