31 gennaio 2013 – L’Unione Europea accelera sulla strategia per lanciare i carburanti puliti. Per dirla come l’estone Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione e Commissario responsabile per i trasporti, «si tratta di un modo efficace per rendere l’economia europea più efficiente sotto il profilo delle risorse e ridurre l’eccessiva dipendenza dal petrolio». Ma come si può pensare a un piano di sviluppo sostenibile se tutti gli sforzi fatti in tale direzione non hanno dato i risultati sperati da Bruxelles? Il problema è che finora si è puntato sull’incentivare l’uso di carburanti innovativi e alternativi e sui veicoli che li utilizzano, sforzi per altro insufficienti e non coordinati, tuttavia senza prendere in considerazione la distribuzione. In parole più semplici, se vogliamo dire pure banali, le stazioni di rifornimento per i vari carburanti. Questa è la zavorra che ora la Commissione europea vuole eliminare. Bruxelles ha così annunciato un ambizioso pacchetto di misure volte a garantire la creazione di stazioni di rifornimento per carburanti alternativi in tutta Europa, con standard comuni relativi alla progettazione e all’utilizzo.

Attualmente tre fattori principali ostacolano l’uso di carburanti puliti: l’elevato costo dei veicoli, un basso livello di accettazione da parte dei consumatori e la mancanza di stazioni di ricarica e rifornimento. È un vero e proprio circolo vizioso: non vengono costruite stazioni di rifornimento perché non vi sono abbastanza veicoli, i veicoli non sono venduti a prezzi competitivi perché la domanda è insufficiente, i consumatori non acquistano i veicoli perché sono costosi e non ci sono stazioni di rifornimento.

Ecco perché la Commissione propone un pacchetto di obiettivi vincolanti per gli Stati membri, che prevedono un livello minimo di infrastrutture per carburanti puliti come energia elettrica, idrogeno e gas naturale, nonché standard comuni a livello Ue per le attrezzature necessarie. Ma chi coprirà i costi? Gli Stati membri saranno in grado di mettere in pratica queste azioni senza dover necessariamente ricorrere alla spesa pubblica, mediante la modifica di norme locali che promuovano gli investimenti e l’orientamento del settore privato. L’Ue offre già il proprio sostegno attraverso i fondi TEN-T, strutturali e di coesione.

Le principali misure proposte dal cosiddetto pacchetto “Energia pulita per il trasporto” dipendono dal tipo di carburante preso in considerazione.

Un ruolo cardine nei progetti della Commissione è rappresentato dall’energia elettrica: la situazione relativa ai punti di ricarica varia sensibilmente all’interno dell’Ue. I Paesi leader sono Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito. In base alla proposta, per ogni Stato membro è stato stabilito un numero minimo di punti di ricarica che utilizzeranno lo stesso tipo di connettore: l’obiettivo per l’Italia è di avere entro il 2020 una rete di 125.000 punti di ricarica (contro i 1.350 esistenti nel 2011), per alimentare i 130.000 veicoli elettrici che, secondo i piani del nostro paese, dovrebbero essere in circolazione entro il 2015. Si vuole creare una massa critica di punti di ricarica in modo che le imprese garantiscano la produzione su larga scala di automobili elettriche a prezzi ragionevoli.

Discorso leggermente per l’idrogeno per il quale Germania, Italia e Danimarca dispongono già di un numero significativo di stazioni di rifornimento, anche se alcune non sono accessibili al pubblico. Alcuni aspetti, come ad esempio il tipo dei tubi per carburante, necessitano però di armonizzazione. La Commissione propone che le stazioni di servizio esistenti siano collegate tra loro in modo da formare una rete soggetta a norme comuni che garantiscano la mobilità dei veicoli a idrogeno. Questo vale per i 14 Stati membri che dispongono attualmente di una rete per l’idrogeno.

I biocarburanti rappresentano già quasi il 5% del mercato. Funzionano come carburanti miscelati e non richiedono alcuna infrastruttura particolare. Una delle sfide principali consisterà nell’assicurare la loro sostenibilità.

Un ultima classe di carburanti alternativi è costituita da gas naturale liquefatto (gnl) e compresso (gnc): il gnl viene utilizzato per il trasporto per via d’acqua, sia marittimo che per vie navigabili interne. Le infrastrutture per il rifornimento di gnl per le navi sono ancora in fase iniziale: soltanto la Svezia è provvista di alcune infrastrutture per navi marittime e altre sono previste in vari Stati membri. La Commissione propone che vengano installate stazioni di rifornimento di gnl nei 139 porti marittimi e interni della rete centrale transeuropea rispettivamente entro il 2020 e il 2025. Non si tratta di importanti terminal di gas, bensì di stazioni di rifornimento fisse o mobili. Questa misura riguarda tutti i principali porti dell’Ue. Il gas naturale liquefatto è utilizzato anche per gli autocarri, ma in tutta l’Ue esistono appena 38 stazioni di servizio. La Commissione propone che, entro il 2020, vengano installate stazioni di rifornimento ogni 400 km lungo le strade della rete centrale transeuropea. Più diffuso il gas naturale compresso, visto che è utilizzato principalmente per le autovetture. Attualmente questo combustibile è utilizzato da un milione di veicoli, pari allo 0,5% del parco automobilistico. Il settore punta a decuplicare questo dato entro il 2020. La proposta della Commissione garantisce che, entro il 2020, siano disponibili in tutta Europa punti di rifornimento accessibili al pubblico, con norme comuni e ad una distanza massima di 150 km. Per il gas di petrolio liquefatto (gpl), infine, non è prevista alcuna azione perché le infrastrutture di base esistono già.

Fabrizio Guidoni

 

A cura di ETicaNews