2 dicembre 2013 – «È un onore per noi brasiliani organizzare il Mondiale 2014. Tuttavia abbiamo anche l’enorme responsabilità di organizzare la più grande competizione calcistica del mondo. Ci siamo impegnati non solo a realizzare un evento di altissimo livello, ma anche a farlo in maniera sostenibile». Parola di fenomeno. Anzi del Fenomeno, Ronaldo. Che con queste parole apre (insieme al Segretario Generale della Fifa Jerome Valcke), il Sustainability Strategy-Concept, che sancisce le linee guida a cui si atterranno la Federazione e il comitato organizzatore (Local Organising Committee, LOC) del mondiale brasiliano. Un documento con con cui il mondo del calcio mette così esplicitamente e pubblicamente in risalto per il mondiale 2014 l’obiettivo della sostenibilità. Per quanto, è necessario sottolineare, il recente crollo del tetto dello stadio Itaquerão di San Paolo, scelto per ospitare il match inaugurale, e costato la vita a due operai, abbia tragicamente ricordato come ci sia ancora moltissimo da fare sul piano concreto.

Il documento è molto snello ed è frutto del lavoro coordinato dei rappresentanti dei dipartimenti Csr di Fifa e del Loc, uniti nel 2014 Fifa World Cup Corporate Social Responsibility Steering Team. Le aree di azione individuate sono quelle stabilite nell’Iso 26000, lo standard in materia di Csr sviluppato dall’International Standardisation Organisation. Ciò che si punta ad ottenere quindi, è un evento che minimizzi gli impatti negativi sull’ambiente, che coinvolga le comunità locali e crei opportunità di sviluppo, e che sia caratterizzato dal rispetto dei diritti umani nei rapporti con i lavoratori, con gli utenti e con le altre organizzazioni, «includendo i concetti di equità e giustizia sociale». Fifa e organizzatori si rifanno ancora all’Iso 26000 al momento di individuare i principi cardine per ottenere i risultati sperati nelle aree considerate: responsabilità, etica e lotta alla corruzione, trasparenza, rispetto degli interessi degli stakeholder coinvolti, rispetto della legge.

Ma l’aspetto più interessante dell’approccio sostenibile che caratterizza la preparazione di questo evento è probabilmente quello più propositivo. Fifa e organizzatori, infatti, si propongono di utilizzare il calcio come «catalizzatore per lo sviluppo, in termini di educazione, salute, inclusione sociale, sicurezza e lotta alle discriminazioni». Si intende dunque adottare un approccio di medio-lungo termine che permetta di ottenere dei risultati duraturi. Tra ciò che concretamente si punta ad ottenere, anche tramite la stretta collaborazione con il governo federale brasiliano e con i governi municipali delle città ospitanti, vi sono, per esempio, la creazione di 710.000 posti di lavoro, di cui 330.000 a tempo indeterminato, e il notevole miglioramento del servizio di trasporto pubblico, su cui si sta investendo più di quello che sarebbe strettamente necessario per la riuscita del torneo.

Certamente non è la prima volta che si cerca di utilizzare un grande evento come incentivo per lo sviluppo di un Paese o di una città, si pensi al classico esempio delle Olimpiadi di Barcellona, nel 1992. Dov’è quindi la novità? L’elemento di distinzione va ricercato nella profonda integrazione, almeno nelle intenzioni, fra obiettivi di sviluppo “più classici” come quelli appena descritti, e tematiche più afferenti ai concetti di sostenibilità e responsabilità sociale come possono essere, per citarne solo alcuni, il monitoraggio e la riduzione delle emissioni inquinanti, il coinvolgimento del maggior numero di stakeholder nell’implementazione di iniziative condivise, la lotta alla corruzione, l’adozione a standard universalmente riconosciuti. È inoltre importante sottolineare come si intenda procedere, ad evento concluso, alla redazione di un bilancio di sostenibilità.

A conferma della logica di lungo termine e dell’approccio integrato che si sono voluti adottare, è interessante notare come il mondiale 2014 sarà interessato da tre importanti iniziative che la Fifa porta avanti già da tempo. La più famosa è probabilmente Say no to racism, volta a combattere la discriminazione razziale. L’iniziativa Football for hope invece, promuove il calcio come strumento per il cambiamento sociale. Footbal for the planet infine, è la continuazione del programma della Fifa, attivo dai Mondiali di Germania del 2006, per la riduzione degli impatti negativi sull’ambiente dei grandi eventi calcistici.

Uno degli obbiettivi dichiarati dagli attori in gioco è costruire un evento che rappresenti «un benchmark per i mondiali futuri». I prossimi saranno in Russia nel 2018 e in Qatar nel 2022. Due belle sfide sotto molti aspetti.

Filippo Franzoi

 

A cura di ETicaNews