29 novembre 2012 – La crisi non risparmia nessuno, neanche gli amministratori delegati. È arrivato, dunque, il momento di fare i conti in tasca anche ai Ceo e mostrare se la loro presenza crea un reale valore aggiunto. L’input arriva da “Patterson Associati“, una società indipendente di consulenza che ha appena creato un nuovo indice, il Patterson Index, per valutare non solo se lo stipendio dell’amministratore delegato è adeguato all’andamento finanziario della compagnia, ma anche per comprendere quanto l’operato del Ceo arricchisce gli investitori. In Gran Bretagna, per esempio, l’amministratore delegato di Royal Ducht Shell Peter Voser è il Ceo che presenta il miglior rapporto tra performance e remunerazione.

L’indice è stato calcolato sulla base di una metodologia che ha messo a confronto l’andamento delle compagnie del FTSE 100 con le rispettive remunerazioni di Ceo durante un periodo di quattro anni (dal 2008 al 2012). Più precisamente, il calcolo ha quantificato il valore aggiunto creato per gli azionisti per ogni sterlina dello stipendio dell’amministratore delegato. I risultati mostrano come, tra le aziende quotate, il Ceo di Shell crei la maggior ricchezza: 3.631 sterline per ogni pound ricevuto, seguono Hsbc Holdings con 2.828, Glaxo Smith Kline con 2.815 e Vodafone con 2.754.

«L’indice Patterson affronta la mancanza di framework consistenti che possono essere utilizzati per comparare i risultati delle diverse compagnie, eliminando così gli errori creati dall’utilizzo di benchmark per paragonare gli stipendi tra posizioni simili», ha affermato Simon Patterson, managing director di Patterson Associates.

L’indice ha inoltre permesso di definire quali compagnie stanno creando valore sul lungo periodo. La situazione generale non è però apparsa delle più rosee. Se infatti lo stipendio medio di un Ceo in Gran Bretagna si aggira intorno alle 867.000 sterline annue, dall’analisi emerge che nel 77% dei casi questo investimento crea meno di 1.000 sterline di ritorno per ogni pound investito nel Ceo. «Un tale andamento mediocre – commenta Patterson – è la più grande barriera per poter riformare le retribuzioni dei dirigenti nelle compagnie anglosassoni. Le società, infatti, che rientrano all’interno di questo gruppo tendono a sviluppare piani di incentivi che si basano su parametri per valutare performance simili durante periodi di tempo simili; indebolendo così l’idea che la remunerazione del Ceo dovrebbe rispecchiare i bisogni individuali di ogni azienda».

Data perciò la situazione, «il Patterson Index – conclude Patterson – può servire come semplice regola empirica per definire pagamenti e performance, così come può offrire un’utile analisi rispetto a quale ricchezza i Ceo dovranno apportare in futuro per giustificare il loro stipendio».

Elisabetta Baronio

 

A cura di ETicaNews