29 aprile 2013 – Potrebbe essere la forza popolare di un blog a far saltare il tavolo di Banca Marche. Certo, nella partita è decisivo il comportamento di Banca d’Italia, e probabilmente anche quello del ministero del Tesoro, prossimo a essere tirato in ballo da alcuni parlamentari. Ma queste forze potrebbero presto poggiare su una leva di 40mila piccoli azionisti e migliaia di piccoli imprenditori messi in difficoltà dal dissesto della banca, visto che è in fase di preparazione il blog osservatoriosubancamarche.com, pronto a diventare catalizzatore della rivolta. Potrebbe essere un esempio storico di wikigovernance politico-finanziaria. Perciò ETicaNews intende seguire da vicino l’evoluzione di questa forza dal basso che cercherà di scardinare un sistema di governance chiusa e autoreferenziale assai diffuso nella “provincia” italiana.
Domani il blog sarà annunciato nel corso dell’assemblea di Banca Marche, che si preannuncia incandescente in quanto si discuterà di un bilancio in perdita per 518 milioni di euro. Risultato clamoroso se si pensa che, ancora nella semestrale approvata a fine agosto 2012, l’istituto dichiarava 42,7 milioni di utile netto. Ma ancor più caldo sarà il confronto sull’azione di responsabilità presentata in marzo dal socio Fondazione Cassa di risparmio di Macerata. Quest’ultima, col 22,5% dei voti, ha rotto il fronte di quello che qualcuno ha definito un “patto di sindacato di fatto” tra Fondazioni azioniste – ipotesi, questa dell’accordo parasociale, anch’essa piuttosto clamorosa –, composto oltre che da Macerata, dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro (pure al 22,5%) e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Jesi (al 10,8%). Un aggregato di voti superiore al 50%, che in concreto rappresenta un altro caso di deroga alle regole di governance previste dalla Legge Amato ormai vent’anni fa. E un altro caso, come a Spoleto, Siena, Rimini, Parma, Ferrara in cui la deroga ha portato a un grave dissesto.
Come in altre situazioni simili c’è un intreccio di poteri territoriali al riparo del quale il dissesto ha potuto generarsi. Una prova ne è stato, lunedì della scorsa settimana, il convegno di Pesaro cui ha partecipato ETicaNews. Non solo non è stato ripreso – né tantomeno annunciato – da alcun giornale locale, ma questo silenzio è stato imposto nonostante il convegno avesse scosso l’intero establishment regionale. Al punto che era stata presentata un’interpellanza al presidente della Provincia di Pesaro Matteo Ricci con la richiesta di una «dissociazione» dall’assessore alla Cultura, nonché vicepresidente provinciale, Davide Rossi, promotore del convegno. Ricci, nello stesso giorno dell’incontro, è intervenuto assieme ad altri rappresentanti istituzionali a supporto di un raduno organizzato dai sindacati bancari che chiedono continuità, garanzie occupazionali e nuova governance per l’istituto marchigiano.
Mercoledì 24, poi, sono arrivate le dimissioni del presidente di Banca Marche Lauro Costa e il suo vice Michele Ambrosini (entrambi nel mirino della richiesta azione di responsabilità). E con queste, dal primo addio dell’estate scorsa, quello del direttore generale Massimo Bianconi, l’istituto ha registrato in otto mesi l’uscita di: un presidente, un vicepresidente, un direttore generale e tre vicedirettori generali. In un Paese in cui non si dimette nessuno, è un risultato sorprendente. È chiaro, spiega chi conosce la situazione, che Banca d’Italia sta esercitando una forte moral suasion, e che prevedibilmente non si fermerà a questi risultati, ma vorrà un ridisegno concreto della governance.
Per rinsaldare il fronte, sabato mattina il presidente della regione Marche Gian Mario Spacca ha incontrato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi Giancarlo Giacani, e il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro Gianfranco Sabbatini. Non c’era il presidente della fondazione “traditrice”, Franco Gazzani di Macerata, ufficialmente perché «impossibilitato – si legge nella nota ufficiale – a partecipare di persona». Spacca ha ribadito la necessità «di una forte unità strategica ed operativa delle tre Fondazioni per consolidare il futuro dell’istituto di credito. L’impegno della Regione – proseguiva la nota – è quello di favorire la continuazione dell’autonomia di Banca Marche, che significa il mantenimento dei centri direzionali nella nostra regione. In questo senso l’unità di azione delle tre Fondazioni diventa essenziale». Insomma, si profila un arroccamento per salvare gli attuali equilibri (10 consiglieri su 11 nominati dalle tre fondazioni; uno da Intesa Sanpaolo; nessuno dai piccoli soci che hanno un 30% del capitale). E, probabilmente, per rigettare l’azione di responsabilità (il 22,5% di Macerata non è sufficiente). Non solo, nell’assemblea di domani la Banca presenterà una relazione dello Studio legale Bonelli Erede Pappalardo in merito all’eventuale esistenza di anomalie nell’erogazione del credito ascrivibili alla precedente gestione.
Dunque, la partita in Banca Marche appare complicata, anche per la Vigilanza. Nei fatti, oltre alle dimissioni dei vertici, l’Istituto è già stato costretto a un primo aumento di capitale lo scorso anno (180 milioni), sostenuto anche da piccoli soci e aziende, le quali, talvolta, sembra si siano addirittura indebitate per aiutare la banca. Per contro, ogni rubinetto di credito è stato chiuso, e Banca Marche si stima coprisse oltre il 30% dei flussi creditizi nella regione. Adesso, si profila un ulteriore aumento da 250 milioni. La crisi pare determinata da una fortissima concentrazione settoriale dei crediti (all’immobiliare) aggravata dalla concentrazione dei soggetti finanziati. Una gestione definita «incredibile» da esperti bancari vicini alla vicenda.
Banca d’Italia dovrà trovare la forza di scardinare un sistema assai radicato di governance autoreferenziale. C’è chi comincia ad agitare lo spettro di un commissariamento. Ma il vero grimaldello potrebbe rivelarsi qualcosa che non piove dall’alto. Bensì che nasce dal territorio. Sarà l’assessore Rossi ad annunciarlo domani. Il blog osservatoriosubancamarche.com punta a fare di Banca Marche una storia con un finale diverso. E nuovo.
A cura di ETicaNews