24 ottobre 2012 – Quote rosa? Cancellate dal protocollo. Quelle imposte per legge non piacciono nemmeno ai commissari donna dell’Unione europea. Tanto che ieri, la conferenza stampa del responsabile Ue della Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding, per illustrare la proposta sulle quote rosa nelle società quotate in Borsa è stata, appunto, cancellata. La Reding aveva chiesto di imporre a livello europeo una quota del 40% di donne. La proposta aveva contrarie anche quattro commissarie (la danese Connie Hedegaard, l’olandese Neelie Kroes, la svedese Cecilia Malmoestrom e la britannica Catherine Ashton). Nonostante la battaglia della Reding, almeno un terzo dei membri della Commissione è ancora contrario al sistema delle quote e almeno nove Paesi su 27 (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi e Regno Unito) hanno ufficializzato la loro opposizione in una lettera inviata alla Reding e al presidente José Manuel Barroso nella quale chiedono che la Ue si astenga dall’intervenire su una materia ritenuta squisitamente di competenza nazionale. Anche il servizio legale della Commissione ha sollevato dubbi, in particolare sull’imposizione a livello europeo di un tetto sulla presenza femminile. I board delle 353 società quotate nella Ue significano 6.046 posizioni top, di cui, per ora, le donne ricoprono meno del 16 per cento. I due aspetti spinosi sono la percentuale della quota e il suo carattere vincolante, con la possibilità da parte di Bruxelles di imporre multe o sanzioni in caso di violazione della regola.

Se questo è l’andazzo a Bruxelles, sarà difficile che qualcosa di meglio succeda a Francoforte. Questa settimana è attesa la nomina di un membro del board della Banca centrale europea. Per l’europarlamentare del Ppe Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, rapporteur sulle quote rosa, «l’Unione europea deve anche dare l’esempio e assicurare una rappresentanza equa all’interno delle sue strutture decisionali di più alto livello e un concreto passo avanti in questo senso sarebbe quello di porre fine alla totale assenza di donne negli organi di governo della Bce. Il Parlamento europeo ha la perfetta opportunità questa settimana quando si troverà a votare il nuovo candidato per il board della Bce, un posto per il quale ancora nessuna donna è stata presa in considerazione».

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews