30 aprile 2013 – In sordina, anche troppo, è arrivato l’ultimo giorno per fare le osservazioni al regolamento sul crowdfunding pubblicato da Consob sul suo sito il 30 marzo scorso, come già spiegato ampiamente da ETicaNews. Stasera verrà dunque dato lo stop alla consultazione durata un mese. Quali commenti sono arrivati? Quanti attori del mondo di questa innovatica pratica di finanziamento popolare finalizzata a sostenere economicamente un dato progetto si sono espressi? Per adesso le risposte latitano ancora. Il documento, arrivato leggermente in ritardo rispetto alla data prevista, è atteso dalle start up innovative, società che – in base a quanto stabilito dal governo Monti attraverso il decreto Crescita 2.0 emanato dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera – possono procurarsi fondi attraverso progetti di crowdfunding online. Urge, quindi, fare in fretta.

A dire il vero qualche discussione animata e costruttiva sul tema c’è già stata negli scorsi giorni. Se ne è infatti parlato al Torino Crowdfunding, da cui sono arrivati segnali forti che parlano di un fenomeno, quello del finanziamento collettivo, che in Italia sta assumendo sempre maggiore importanza. Tra i più importanti eventi che hanno caratterizzato la manifestazione nel capoluogo piemontese è stato proprio il dibattito che si è sviluppato riguardo alla bozza del regolamento stilata da Consob, finalizzata a normare l’equity-crowdfunding. «Nel dialogo sono emerse le due grandi posizioni che caratterizzano il mondo dell’equity-crowdfunding: da una parte c’è chi sostiene una regolamentazione che faciliti gli investimenti affidando ai sistemi distribuiti tipici della rete e alla trasparenza dell’informazione la loro tutela, dall’altra chi immagina una normativa più rigida e tradizionale basata su meccanismi di controllo e di mediazione esterni» ha raccontato Carlo Boccazzi Varrotto, del Comitato organizzatore. E’ chiaro che l’argomento è di scottante attualità.

A confermarlo ulteriormente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, è quanto avviene in Francia, addirittura nel complicato, in termini di sostenibilità economica, mondo del giornalismo. Come spiega un articolo su Lsdi.it, sta avendo successo, seppur tra diverse problematiche, J’aime l’info, una piattaforma di crowdfunding destinata alla raccolta di fondi per finanziare la stampa on line indipendente nata due anni fa grazie a una sovvenzione dello Stato. Ad oggi vi aderiscono 130 siti e blog di informazione d’Oltralpe. E tanto per capire il successo, basti sapere che nel 2012, una trentina di loro hanno raccolto quasi 100.000 euro, in gran parte versati da imprese.

Un altro esempio a dimostrare che il crowdfunding funziona. Consob, fai presto.

 

A cura di ETicaNews