22 aprile 2013 – Le polveri si accenderanno alle 17:30 di oggi pomeriggio presso la Sala Consigliare della provincia di Pesaro. A quell’ora, infatti, si aprirà un convegno cui ETicaNews è stata invitata in qualità di giornale indipendente, nonché piuttosto attento alle tematiche etiche che oggi riveste il legame tra istituzioni, fondazioni bancarie e banche del territorio. L’argomento dell’incontro è: “Cultura, etica e finanza al tempo della crisi”. Ma è il sottotitolo che, appunto, accenderà le polveri: “Il caso Banca Marche”.

Questo sottotitolo ha provocato reazioni infuocate. È stata addirittura presentata una interpellanza (vedi documento) dal consigliere provinciale Roberto Giannotti che ha chiesto al presidente della Provincia di Pesaro di dar conto del legame – quello tra la cultura e la banca marchigiana – ritenuto inesistente, e quindi di dissociarsi da una «strumentalizzazione a fini politici». Altrettanto dura è stata la risposta (vedi documento) dell’assessore alla Cultura Davide Rossi, che ha organizzato il convegno, il quale replica: «Casomai, la domanda è perché dalle nostre parti se ne parli così poco».

La storia di Banca Marche assomiglia ad altre storie di istituti finanziari passati rapidamente da una floridezza invidiabile a incredibili buchi di bilancio che hanno richiamato l’intervento di Banca d’Italia. Non basta ricordare i casi più macroscopici, come può essere quello di Mps. Negli ultimi 2-3 anni situazioni del genere sono emerse a Spoleto, a Ferrara, a Parma, a Venezia e a Padova. E hanno riguardato casse, popolari o istituti di credito cooperativo. Il filo conduttore è uno: la governance.

Non è il caso qui di addentrarsi nelle vicende di Banca Marche, su quali fazioni si stiano creando attorno a ipotesi di azioni di responsabilità, e su quali siano gli interessi “forti” dietro i riequilibri in cda o dietro i possibili aumenti di capitale. ETicaNews ha accettato di esserci perché il convegno riguarda una connessione importante: la grave crisi di un modello di governance bancaria che si riflette nella crisi, assai più vasta e profonda, del modello di sostentamento al “sociale” territoriale. Il convegno di Pesaro ha tutte le componenti: un istituto di credito in crisi; un modello di controllo ancora basato sulle fondazioni; uno scontro tra queste e tra gli enti locali referenti; un sistema che si aggrappa alla banca per sopravvivere. Il tutto mentre quest’ultima ha probabilmente prosciugato le risorse per garantire la sopravvivenza prima di tutto a se stessa.

Insomma, il caso Pesaro-Banca Marche è esemplare. E come tale può trasformarsi in un banco di prova illuminante sulle prospettive di cambiamento dell’attuale assetto credito-fondazioni-economia del territorio. Questo cambiamento, invero, è già iniziato. Per quanto a passi felpati. Lo scorso anno le Fondazioni bancarie hanno varato una Carta delle fondazioni, un codice etico dietro il quale tentare un riparo dagli attacchi sempre più duri alla loro governance. È probabilmente un palliativo. Ma significa aver preso atto dell’esistenza di un problema etico. Inoltre, il cambiamento, obbligato, è iniziato soprattutto al di fuori dell’asse banche-fondazioni. Come dimostra la presentazione di venerdì in Borsa Italiana di un innovativo strumento di raising (vedi articolo di oggi), anche la Fondazione presumibilmente più ricca d’Italia, Cariplo, ha ammesso per mezzo del suo presidente Giuseppe Guzzetti: dobbiamo cercare forme di interazione con il mondo profit per cambiare il modello di erogazione mantenuto sino a oggi. Questo significa che le fondazioni potranno essere assai meno un soggetto “politico”, o comunque vicino alla politica, perché dovranno trasformarsi in un soggetto imprenditoriale. O, quanto meno, capace di iniziative imprenditoriali. Governance inclusa.

Quanto questo meccanismo riuscirà a trasferirsi a livello locale? Quanto di questo percorso interessa alle fondazioni che controllano Banca Marche? Qui sta il punto. Occorre ragionare su quanto il meccanismo in questione abbia i connotati di una scelta etica. O quanto, piuttosto, quelli di un imperativo etico. Prima ancora che dal punto di vista normativo – dove c’è una sorta di vacatio legis in merito alla governance delle Fondazioni – saranno gli obblighi sociali di queste entità a decretarne il cambiamento. Il convegno sarà un’occasione per parlare di un nuovo modello di azione delle fondazioni sul territorio: come queste potranno attivare risorse (fund raising?), stimolare le imprese (Merloni o Della Valle?), affiancarsi agli enti pubblici (social bond?). E, perché no, a cominciare proprio dalla cultura locale. Se, come dice l’ex ministro Giulio Terzi, l’Italia deve fare della propria cultura una bandiera nel mondo, una provincia marchigiana potrà pur farne la bandiera del rilancio.

 

A cura di ETicaNews