7 gennaio 2013 – Ancora un calo del -6,2% per la produzione industriale su base annua a ottobre 2012 nell’ultimo dato Istat disponibile e un crollo del -24,8% rispetto al picco pre-crisi di aprile 2008 secondo Confindustria. Ognuno di noi associa a questi numeri imprese in estrema difficoltà, posti di lavoro che vengono meno, occasioni che non si aprono per i giovani. Ancora peggio, il rischio che si produca un restringimento della base produttiva, e quindi non una caduta temporanea ma il prolungarsi di una condizione di crisi.

Una situazione così grave impone una serie di riforme per contrastare posizioni di rendita con maggiore efficienza, concorrenza, regole trasparenti, garanzia di diritti e certezza, nelle norme. Ma insieme a riforme non più rinviabili, chi si candida a governare il Paese deve indicare una chiara direzione di marcia. Bisogna scegliere su cosa puntare per l’Italia, quali sono le potenzialità sulle quali far leva, quale la vocazione industriale da rafforzare, cosa può diventare un fattore di competitività decisivo per le nostre imprese. Non è poi così difficile. Basta aprire gli occhi e fare due conti. La forza dell’Italia è sempre stata una straordinaria capacità di trasformare, di rendere bello, di dare qualità, di metterci cultura e saper fare. Questo ci ha portato ad avere la seconda industria manifatturiera in Europa e ha fatto apprezzare i nostri prodotti in tutto il mondo. La domanda scarsa, il credito che si restringe e quello che non si riscuote, la pubblica amministrazione «ostacolo», le infrastrutture che mancano, le regole che cambiano, le tasse che gli evasori fanno aumentare: ogni imprenditore piccolo o grande farebbe senz’altro un elenco molto lungo delle difficoltà che incontra e che un governo deve affrontare. E però guarderebbe anche ai costi di produzione, a come risparmiare nelle risorse che usa, a come dare maggiore qualità ai propri prodotti. Questo ci ha fatto dire che per far ripartire lo sviluppo del nostro Paese ci vogliono politiche industriali «integralmente» ecologiche. Ci vuole un’azione di sistema che punti sull’innovazione, sull’efficienza energetica e nell’uso delle risorse, sulla qualità. Un principio semplice va applicato ad ogni processo produttivo e cioè consumare meno energia e meno risorse.

di Stella Bianchi (Deputata PD) – L’Unità

 

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