14 giugno 2013 – Mercoledì prossimo il mare della Toscana diventerà una pila elettrica pulita. La prima R115 di 40South Energy, una macchina che racchiude in sé una tecnologia assolutamente innovativa nel campo della produzione di energia, sarà varata, è proprio il caso di dirlo, il 19 Giugno 2013 nelle acque della Darsena dei Navicelli, a Pisa. La R115 è un convertitore, e ha bisogno di acqua marina: sfrutta l’energia delle onde del mare, e la rende utilizzabile per le attività dell’uomo.

Come è arrivato a Pisa questo strano oggetto? Per comprenderlo occorre fare un salto indietro, al 1999, e salire su una barca a vela nel bel mezzo dell’Atlantico. Su questa barca c’era un ragazzo di 29 anni, Michele. «Ebbi una intuizione decisiva – racconta – arrivata durante una traversata atlantica in barca a vela, osservando il movimento di un container immerso sotto la superficie del mare. Ho cominciato lì ad elaborare l’idea di un dispositivo che riproducesse quel movimento per estrarre energia dalle onde». Il ragazzo cominciò a pensare. Ci pensò a lungo, e dopo 6 anni arrivò a un’idea più precisa, ed iniziò gli studi preliminari per svilupparla a dovere.

Finalmente, nel 2008, Michele Grassi, matematico della Scuola Normale Superiore di Pisa con dottorato alla University of California di Los Angeles, ha fondato la società 40South Energy Ltd a Londra. Ha scelto il Regno Unito perché centro mondiale per la ricerca di soluzioni per l’estrazione di energia dal moto ondoso, e per porsi subito al livello dei principali competitors. Nel 2012 ha siglato un accordo con un’Università all’avanguardia nel settore, quella di Plymouth, dove viene stabilita anche una base operativa.

È un piccolo team di professionisti di grande esperienza a sviluppare i prototipi, via via più grandi e sofisticati, della macchina in grado di convertire l’energia delle onde in elettricità. Si è scelto di non guardare a soluzioni esistenti per i problemi che presentavano, sviluppandone così di originali e brevettabili. Per attuare questa strategia è stato necessario esternalizzare gran parte della fase di produzione dei componenti. Tuttavia, per mantenere il necessario controllo su tutti gli aspetti di una fase così delicata come quella di sviluppo bisognava costruire delle relazioni solide con dei partner affidabili. Uno dei partner, Enel Green Power, ha contribuito ai test e alla regolazione della macchina che sarà installata a Pisa, che poi ha acquistato, impegnandosi a nuovi ordini.

Tutto liscio dunque? Non proprio. Sul sito web della società si sottolinea come lo sviluppo di ben due generazioni di prototipi sia avvenuta senza alcun significativo finanziamento pubblico. «Un contributo di questo tipo – ammette Grassi – avrebbe permesso di procedere più speditamente e di testare in vasca, per esempio, alcune soluzioni tecnologiche». Lo stesso giovane matematico, però, chiarisce che «tali fondi pubblici, salvo qualche eccezione, non sono stati cercati, per evitare il rischio di pesanti vincoli all’operatività, e problematiche in termini di proprietà intellettuale (brevetti)». In ogni caso, alla fine dell’anno scorso è finalmente arrivato un importante finanziamento di 500.000 euro dalla Regione Toscana in seguito alla partecipazione al bando unico 2012 per le attività di ricerca e sviluppo. Anche grazie a questo finanziamento sarà possibile procedere alla costruzione del primo prototipo della terza generazione di macchine. L’ente regionale aveva in realtà già contribuito alla prototipizzazione di uno dei primi macchinari con 170.000 euro. «Tali finanziamenti – riprende Grassi – sicuramente benvenuti e utili, non sono purtroppo sufficienti allo sviluppo di tecnologie di stampo così innovativo».

Il supporto del mondo della finanza è altrettanto fondamentale. Vi è supporto alle idee innovative, se promettenti da un punto di vista del ritorno economico, ma «coinvolgere una banca, o una compagnia di assicurazioni nello sviluppo di un business come questo, rivoluzionario e quindi rischioso, non è facile». 40South Energy è riuscita, nel 2010, ad ottenere un finanziamento dalla Banca Monte dei Paschi di Siena per la costruzione del primo prototipo pre-commerciale completo di una macchina da 100 Kw. Poco dopo, Zurich ha accettato di assicurare i macchinari per i danni contro terzi, anche sulla base delle misure di sicurezza, attive e passive, che erano già presenti sui prototipi.

Questo lungo processo ha portato agli attuali convertitori di 40South Energy. Sono relativamente semplici, ma presentano diverse caratteristiche interessanti. Ci sono diversi componenti della macchina al variare della profondità, e a ogni componente sono connessi diversi intercettori di energia. Il movimento relativo delle due differenti componenti permette di produrre elettricità direttamente sulla macchina. La profondità è regolata automaticamente in modo da rispondere dinamicamente ai cambiamenti delle condizioni del mare. I macchinari possono operare in tutte le situazioni climatiche e dunque possono essere installati ovunque, stanti i limiti operativi. Ma la lista dei vantaggi non finisce qui. I costi e i tempi di installazione sono contenuti, e i macchinari possono essere inviati via container in ogni parte del globo. La manutenzione inoltre si può effettuare totalmente in superficie. I convertitori poi, non rappresentano un problema per la navigazione e l’impatto ambientale è trascurabile. Al momento il principale prodotto di 40South Energy è il modello R115, di cui si diceva all’inizio, che avrà una capacità massima di 150 Kw. Il modello R1300, capacità massima 2 Mw, sarà commercializzato nel 2014, e sarà molto più grande e potente.

I macchinari possono agire in maniera indipendente, per esempio in comunità isolate, oppure essere connessi alla rete elettrica, producendo energia che può essere venduta. Specialmente nel primo caso, un interessante utilizzo può essere la produzione di acqua desalinizzata, grazie alla connessione ad appositi impianti. I convertitori devono comunque essere sistemati in un parco di energia da moto ondoso, in inglese wave energy park (Wep). Si tratta di zone di mare date in concessione, dove vengono installate alcune infrastrutture leggere di supporto e cavi per connettere i macchinari agli utenti, o alla rete elettrica. Esistono due tipi di parchi, su piccola o su vasta scala. I primi dovrebbero essere amministrati da personale locale creando posti di lavoro e benessere economico per la comunità che intenda dotarsene. I secondi sarebbero più simili a centrali a combustile fossile, per quanto riguarda il modello di gestione, con personale altamente qualificato e connessione alle reti a medio ed alto voltaggio. Tali modelli possono e potranno coesistere anche in futuro.

Si vede come l’intero progetto sia ben strutturato sotto molti punti di vista, economici, ambientali e sociali. Resta cruciale anche la questione dei finanziamenti. Tuttavia c’è un’ idea anche per questo. 40South Energy si sta confrontando con dei consulenti per sviluppare il crowdfunding come metodo di finanziamento per l’installazione di Wep. In particolare si prevedono due approcci a seconda della tipologia di parco. Nel caso di un parco su piccola scala ci sarebbe un coinvolgimento della comunità anche dal punto di vista dei finanziamenti, con significativi benefici finanziari in aggiunta ai vantaggi sociali già citati in precedenza, e a quelli ambientali connessi all’utilizzo di energia pulita. Per quanto riguarda i Wep a vasta scala, l’uso del crowdfunding permetterebbe di coinvolgere, su scala globale, tanti piccoli finanziatori, che potrebbero quindi essere concretamente partecipi di un progetto nel settore delle energie rinnovabili.

Filippo Franzoi

 

A cura di ETicaNews