4 gennaio 2013 – I fazzoletti da naso usati, i tovaglioli sporchi di sugo, la carta oleata da cucina. E ancora le riviste con le spillette metalliche, i giornali gettati con tutto l’involucro in plastica. Sono tanti gli ospiti indesiderati nei cassonetti dedicati alla raccolta della carta. Intrusi che rallentano il sistema di recupero e rendono il rifiuto differenziato di scarsa qualità. Quindi di minimo “guadagno” per l’azienda municipale dei servizi ambientali.
Già, perché ciò che buttiamo nel secchio dedicato si trasforma in denaro. E nel caso della carta nutre un giro di affari enorme. Che sta risvegliando un protezionismo a tinte ambientaliste.
La grande fame
Verso i paesi asiatici, nel 2011 l’Italia ha esportato 1,1 milioni di tonnellate di carta da macero. Quasi per la metà diretta in Cina, che usa o stocca il 50% della carta da macero mondiale. Volumi enormi, che dettano le quotazioni del macero in Europa, con rincari a tre cifre. Alla prima ripresa della crisi, tra il 2009 e il 2010, il prezzo del macero è passato dal più 140 al più 250% per le qualità meno pregiate, destinate alla produzione di imballaggi.
di Marta Strinati – Il Salvagente