29 gennaio 2014 – In apparenza, sembrano tutti d’accordo – Stati Uniti, Unione europea, Cina e Giappone – per abbassare le tariffe e altre barriere che limitano il commercio dei prodotti green, che a livello mondiale vale oltre 1 trilione di dollari.

Alla fine del Forum di Davos, è stata infatti annunciata, da parte del rappresentante statunitense Michael Froman e del commissario europeo al Commercio Karel De Gucht, l’iniziativa che mira a sbloccare all’interno della World Trade Organisation uno stallo che dura da tempo. Lo scopo è quello di abbassare fino a un massimo del 5% entro il 2015 le tariffe su 54 classi di prodotti, tra cui i pannelli solari e le turbine eoliche.

I negoziati saranno condotti sotto l’ombrello del Wto, attraverso discussioni multilaterali. Sia gli Usa sia l’Europa stanno cercando di sviluppare l’industria della green economy, vista come un fattore chiave non soltanto per combattere il cambiamento climatico, ma anche per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro.

La mossa, per quanto riguarda gli Usa, si inserisce anche nella più ampia strategia di voler ravvivare in generale i negoziati sul commercio. In ballo ci sono già i negoziati con l’Europa sul commercio trans-Atlantico e le discussioni con altri 20 Paesi sulla liberalizzazione di servizi.

Il fatto che anche Pechino abbia deciso di unirsi all’annuncio fatto a Davos è significativo, visto che la Cina è il secondo esportatore e importatore mondiale di prodotti e servizi green dopo l’Unione europea e anche alla luce del fatto che Washington e Bruxelles avevano in passato accusato Pechino di dumping. Ma negli stessi giorni in cui era annunciato il rilancio delle trattative, altri fatti andavano nella direzione opposta.

Il Dipartimento del Commercio Usa ha aperto un’inchiesta contro la Cina per dumping e dazi industriali. Come risposta Pechino ha rafforzato i dazi sui prodotti in polisilicone provenienti da Usa e Corea del Sud.

 

A cura di ETicaNews