19 ottobre 2012 – La corporate social responsability? Un’opportunità di lavoro, che oltre a prospettare uno stipendio di livello manageriale, ha un altro vantaggio: rende felici e soddisfatti di quello che si fa. Per questo c’è massima attenzione al primo censimento nazionale dei manager della sostenibilità promosso dal Csr Manager Network (l’associazione dei responsabili delle politiche sociali e ambientali delle maggiori imprese italiane promossa da Altis-Università Cattolica e Isvi), che traccerà un quadro molto dinamico e poliedrico di una professione strutturata e per la quale si sta aprendo un interessante mercato del lavoro e che avrà un forte sviluppo nei prossimi anni, non solo tra i nuovi mestieri del green. Non a caso sono professioni che stanno attraendo un numero sempre maggiore di giovani e meno giovani che, anche attraverso percorsi di specializzazione dedicati, vogliono impegnarsi sui temi della sostenibilità fuori e dentro le aziende.
L’indagine, che sarà presentata lunedì 22 ottobre alle 14.30 a Milano (Sas Institute – Via Darwin 20) , ha interessato tutte le società quotate italiane e indaga per la prima volta il grado di sviluppo sul “campo” della professione e come le aziende si stanno strutturando per la gestione delle politiche di sostenibilità e quindi i ruoli di questi manager, i profili di specializzazione, i percorsi retributivi, di carriera e di accesso. Nel convegno saranno presenti head hunter, direttori del personale, manager ed esperti.
Peraltro, in base allo studio britannico “Salary Survey 2012” pubblicato di recente, emergono due dati definiti illuminanti: l’80% del campione, rappresentato da quasi 900 professionisti appartenenti ad aziende, Ong, associazioni di volontariato e start-up, si ritiene contento del suo lavoro e mostra che lavorare in ambito sociale dà soddisfazioni al di là dello stipendio. Aziende e imprese che hanno programmi di sostenibilità hanno dipendenti e collaboratori più soddisfatti e produttivi.
Ma quanto si può guadagnare? Con tutte le premesse che l’indagine fa (i valori sono espressi in sterline britanniche, moneta che si è recentemente apprezzata nei confronti dell’euro, le remunerazioni sono quelle percepite soprattutto nel Regno Unito e quindi non sono paragonabili a quelli di altri Paesi con un diverso potere di acquisto e un diverso mercato del lavoro), si scopre che lo stipendio medio è aumentato negli ultimi due anni da 34.500 a 56.360 sterline l’anno (quasi 70.000 euro), con picchi che arrivano a 180.000 sterline (220.000 euro) e circa il 15% che guadagna meno di 30.000 sterline (37.000 euro). In media, si guadagna di più come dipendenti che come consulenti e i settori che pagano meglio sono la finanza, l’industria e le telecomunicazioni; quelli che pagano meno sono l’industria del tempo libero e dei servizi professionali.
Ma per sapere quanto si guadagna in Italia e che prospettive offre il settore bisognerà aspettare lunedì.
Fausta Chiesa
A cura di ETicaNews