27 novembre 2013 – I social impact bond (Sib) entrano nell’agenda per la Smart city della Cassa depositi e prestiti. Che li ritiene strumenti «molto adatti» soprattutto per finanziare interventi nel settore dei servizi di welfare e sanitari. L’analisi emerge nel report “Smart City. Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento” realizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino, che si pone l’obiettivo di delineare una via sostenibile alla smart city, sia dal punto di vista della progettualità sia del reperimento delle fonti di finanziamento. Accanto alla sfida della pianificazione e progettazione di una città intelligente, con l’innovazione tecnologica che permette scenari inimmaginabili un decennio fa, c’è infatti da affrontare il nodo delle risorse in un quadro in cui le finanze pubbliche sono sotto pressione. «Stime recenti – rileva il report – quantificano in 20 miliardi di euro la spesa per servizi di welfare che lo Stato italiano non sarà in grado di erogare da qui al 2020».

Per la Cdp, accanto al procurement innovativo, la via da intraprendere è quella «dell’ampliamento della gamma di strumenti finanziari, esplorando soluzioni di partenariato pubblico-privato caratterizzate da una diversa allocazione del rischio tra finanziatore e finanziato e tra soggetti plurimi che concorrono alla realizzazione del progetto, ovvero rivolgendosi a strumenti finanziari innovativi, adatti alla natura sociale, intangibile e di bene pubblico delle infrastrutture da realizzare». In altre parole, d’ora in avanti qualunque soggetto privato si avvicini ad una Pubblica Amministrazione con un’idea, un progetto, una proposta di nuovo servizio dovrà associare a questi un preciso strumento finanziario che consenta l’effettiva realizzabilità dell’operazione.

UN BINOMIO NATURALE

E accanto agli strumenti tradizionali, devono trovare spazio strumenti «classificabili sotto l’ampia definizione di Social Impact Investment, che – rileva il report – per natura rispondono coerentemente agli obiettivi e alla visione sottesa al disegno della Smart City» . Strumenti che si propongono di stimolare l’intervento di capitali privati e di sostenere nuove forme di imprenditorialità sociale e che stanno assumendo un ruolo sempre maggiore a livello mondiale. Su questo fronte l’Italia ha mosso passi importanti sul crowdfunding (con tanto di regolamento Consob sull’equity crowdfunding) ma «molto spazio d’azione rimane su molti fronti, ad esempio sul piano fiscale, per il social lending, per il venture philanthropy, per i social impact bonds e in generale per gli altri strumenti di finanza sociale», rilevano nella premessa Edoardo Reviglio, responsabile Ricerca e studi della Cdp, e Mario Calderini, responsabile Programma Smart City Finance&Technology del Politecnico di Torino. Secondo i dati citati dal report la finanza di impatto sociale è destinata a crescere di scala nei prossimi anni, fino a diventare un mercato mondiale di dimensione stimabile tra i 500 miliardi di dollari e i 1.000 miliardi entro il 2020.

In particolare, la rilevanza specifica dei Sib per la Pubblica amministrazione riguarda la convinzione che «un intervento preventivo – spiega lo studio – in grado di incidere positivamente su parti disagiate della popolazione può consentire un risparmio di costo rispetto all’intervento correttivo ex-post, creandi cicli positivi di spesa pubblica». La Pa remunera poi gli investitori solo se gli obiettivi fissati in fase di avvio del progetto vengono raggiunti.

AMBITI DI APPLICAZIONE DEI SIB

Analisi interessante del report è la messa a sistema delle varie informazioni. Lo studio dopo aver definito la Smart City, le principali tecnologie e applicazioni e il relativo impatto sui modelli di business, le caratteristiche del settore e gli strumenti di finanziamento da utilizzare, ha infatti incrociato ambiti di applicazione e strumenti di finanziamento con una matrice che permette di valutare il grado di adattabilità dello strumento all’ambito, sulla base di considerazioni su tecnologia, contesto di riferimento e modelli di business (vedi tabella pag. 78 dello studio). Il risultato è che i social impact bond, strumenti pensati per migliorare l’erogazione di servizi pubblici a forte impatto sociale, si rivelano «strumenti molto adatti» in alcune aree di uno dei sette ambiti di applicazione individuati: il “Living”, ossia l’ambito che riguarda l’educazione, la sanità, lo svago, la gestione dei beni pubblici, la sicurezza pubblica e i servizi di welfare (Gli altri sei ambiti sono: gli edifici, l’economia e le persone, l’energia, l’ambiente, la gestione, la mobilità e i trasporti).

Per capire l’opportunità o meno di ricorrere ai Sib in alcuni ambiti, bisogna ricordare che con questi strumenti finanziari il rimborso e la remunerazione del capitale non sono garantiti, ma dipendono dal raggiungimento degli obiettivi e gli investitori diventano quindi l’attore con il rischio più elevato nella catena. Investitori che, di conseguenza, vogliono un ritorno non solo di tipo economico ma anche di impatto sociale (vedi anche articolo “Social impact bond, si apre la sfida“). «Per questo – spiega il report – i principali ambiti di applicazione riguardano il reinserimento lavorativo o scolastico di fasce disagiate della popolazione (ad esempio ex detenuti o tossicodipendenti, giovani in quartieri problematici) salute, disabilità e assistenza domiciliare». Il Sib è stato impiegato per la prima volta nel Regno Unito nel 2010 per finanziare un progetto volto alla riduzione del tasso di recidiva in un gruppo di detenuti del carcere di Peterborough. I primi risultati sono recenti: giugno 2013. E si sono rivelati positivi, stimolando lo sviluppo di altri 12 interventi nel Regno Unito e 3 negli Usa.

In particolare, nel caso della progettazione della Smart Citiy, nell’ambito dell’ampia categoria “Living”, lo studio rileva che i social impact bond risultano adeguati nel welfare. «L’elevato focus sociale – spiega la Cdp – e la possibilità di avere vantaggi consistenti grazie a un intervento preventivo, come dimostrato anche dal caso “Abitare sicuri” di Bolzano, lo rende (il welfare, ndr) inoltre particolarmente adeguato all’utilizzo dei Sib, grazie al coinvolgimento di società di Venture Philantrophy tra i possibili finanziatori» . Anche la sanità è un terreno in cui i Sib possono dare buoni risultati. E, fa notare lo studio, potrebbero essere abbinati al programma Ue Horizon 2020. «Per abbinare i due strumenti – si legge – si possono sfruttare in una prima fase finanziamenti europei per lo sviluppo di sperimentazioni, in modo da valutare anche i reali benefici dell’iniziativa, che poi potrebbe essere riprodotta in una seconda fase su larga scala grazie alla finanza raccolta con i Sib, la cui applicazione sarebbe in questo modo meno rischiosa» .

Infine, il report individua anche nell’istruzione un campo in cui ricorrere eventualmente ai social impact bond. In questo caso però si tratta comunque di uno strumento definito «poco adatto”. «L’innovazione nei settori dell’istruzione – afferma il report – è supportata dai programmi ministeriali (come nel caso delle Lavagne Interattive Multimediali). Vi è inoltre la possibilità di accedere al Fse e, nel caso dei giovani disagiati ai Sib. Horizon 2020 (“Società inclusiva, innovativa, sicura, è uno dei temi dei Societal Challenges) permette di sviluppare iniziative anche nella sicurezza» .

 

A cura di ETicaNews