7 gennaio 2013 – Dal 2 gennaio, c’è uno strumento che consente di sapere se gli investitori premiano la sostenibilità, cioè investono nelle società italiane quotate che seguono i princìpi ambientali, sociali e di governance, i cosiddetti “Esg”. Il primo giorno del 2014 di contrattazione della Borsa italiana è nato lo Standard Ethics Italian Index, un indice composto dalle 40 maggiori società quotate italiane appartenenti al Ftse Mib, rappresentate in base al loro “peso etico”. Ciò significa che più alto è il rating etico di ogni singola società e maggiore è la sua presenza nell’indice.

«La composizione dell’indice – spiega l’agenzia Standard Ethics – pesa maggiormente le società compliant alle indicazioni internazionali, proponendosi come “indice specchio” di quelli che pesano gli stessi componenti in base alla sola dimensione economica».

Eni, che è la società con il rating etico più alto (EEE-) pesa per il 7,779%, da lì si scende fino ad arrivare alle meno rappresentate, Gtech, Mediolanum e Mediaset, che con rating E- pesano soltanto per lo 0,078 per cento. Non sono rappresentate Banca Popolare di Milano e Fondiaria-Sai (che dal 6 gennaio, come le altre ex società della famiglia Ligresti, si è fusa con Unipol e ha formato il gruppo quotato al Ftse Mib UnipolSai) , perché sospese, mentre in occasione dell’avvio dell’indice sono stati attribuiti i rating di tre new entry: Cnh Industrial (E+), World Duty Free (E+) e Yoox (EE-):

Si tratta di un “unicum” nel genere, in quanto solitamente gli indici etici operano una scelta di inclusione e di esclusione, inserendo chi lo merita e lasciando fuori le società meno virtuose, mentre lo Standard Ethics Italian Index comprende tutte le società.

L’indice è un indicatore per misurare, nel tempo, il gradimento del mercato azionario rispetto ai principi e alle indicazioni volontarie provenienti dall’Ocse, dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite in materia di sostenibilità, corporate governance e responsabilità sociale d’impresa.

L’andamento dell’indice sarà visibile quotidianamente sul sito nel link “reception”, come già avviene per l’indice bancario, lo Standard Ethics Italian Banks Index.

Confrontando l’andamento del Ftse Mib etico con quello del Ftse Mib normale sarà possibile vedere chi sale di più: se sale di più il Ftse etico, significa che gli investitori stanno investendo maggiormente nelle società più virtuose dal punto di vista della sostenibilità.

Scopo dell’indice non è quello di sovraperformare il listino principale, ma quello di verificare, soprattutto nel medio e lungo termine, l’appealing dei fattori di sostenibilità. E’, infatti, uno dei tre indici che dal 2014 andranno a costituire gli strumenti d’osservazione “continua” che Standard Ethics si propone di avere in Italia. Gli altri due strumenti sono Standard Ethics Italian Banks Index, attivo dal luglio 2013, e lo Standard Ethics Best in Class Index, composto dalle migliori per ogni classe di rating di Standard Ethics che prenderà avvia nel corso del 2014.

L’indice – anche se non è questo lo scopo per cui è stato creato – può anche essere utilizzato come strumento per investire su Piazza Affari in base a criteri di sostenibilità e non sulla base solo di criteri economici e finanziari.

La prima revisione ufficiale dell’indice sarà eccezionalmente effettuata il primo luglio 2014. Successivamente, la revisione sarà annuale, al primo gennaio di ogni anno.

Anche questo indice, come tutti quelli di Standard Ethics, è totalmente “Open Free”: i metodi di selezione dei componenti, i pesi e la formula di calcolo sono pubblici e sono quindi indici liberamente utilizzabili come benchmank in materia di Csr e finanza sostenibile, come indicatori di rischio reputazionale e come “indici specchio” degli omologhi puramente economici.

Prossimamente Standard Ethics lancerà gli indice etici di altri listini europei (il Dax di Francoforte, il Cac 40 di Parigi e il Ftse 100 di Londra) e cui seguiranno, come prossimo obiettivo, anche gli Etf.

Fausta Chiesa

A cura di ETicaNews