11 giugno 2014 – Cresce tra i consumatori italiani la fiducia nei prodotti «etici». Un’apertura dimostrata, a sorpresa, anche dagli acquirenti meno informati sui temi della sostenibilità. A dirlo è una ricerca realizzata dall’istituto Nielsen dal titolo «Il marchio Fairtrade: quali opportunità di sviluppo?», presentata la scorsa settimana a Milano in occasione del convegno «Fairtrade: sostenibilità sociale e ambientale per un’azienda responsabile».

Il sondaggio, condotto nell’aprile scorso su un campione di mille famiglie, ha analizzato il modo in cui viene percepito in Italia il tema del consumo «responsabile». A interessare era anche il livello di familiarità e di affidabilità della categoria, e il ruolo ricoperto dal settore dell’equo e solidale. Un focus specifico è stato riservato, infine, al marchio Fairtrade, che ha commissionato la ricerca e che quest’anno festeggia i venti anni di attività in Italia.

A parlare sono stati i responsabili acquisti delle famiglie contattati, ovvero chi di solito è incaricato di fare la spesa, nel 75% dei casi donne.

Secondo i dati raccolti, ben il 65% degli intervistati ritiene affidabili i prodotti «etici». Una definizione che raccoglie una gamma molto ampia e variegata di beni, dal cacao agli abiti, passando dai detersivi biodegradabili. La fiducia riposta nella categoria è, in realtà, non solo elevata, ma perfino superiore al livello di conoscenza dei prodotti stessi. Un terzo degli intervistati, infatti, giudica i prodotti «etici» affidabili, pur dichiarando di conoscerli poco o nulla.

Con l’ampliarsi della gamma di prodotti in vendita, sempre più tarati sulle necessità e i gusti dei vari target di consumatori, non è più così scontato che chi fa una scelta «etica» tra gli scaffali del supermercato sia motivato dalla condivisione di una «causa giusta». «Oggi chi accetta di pagare un prezzo un po’ più alto per un pacco di caffè lo fa principalmente perché il caffè è buono – spiega Chiara Magelli, consumer research manager di Nielsen -. L’idea che sia anche un acquisto che aiuta i produttori del Sud del mondo spesso arriva in un secondo momento.»

La qualità è la motivazione che spinge il 65% degli intervistati verso questo genere di acquisti. I consumatori sono infatti sempre più sensibili e attenti a «ciò che fa bene a loro». Per questo, chi si orienta verso prodotti del commercio equo e solidale o certificati da marchi di garanzia, lo fa nel 63% dei casi perché li ritiene più genuini e naturali rispetto a quelli delle altre marche.

Un’attenzione che si manifesta anche nei confronti del processo produttivo, che viene ritenuto addirittura «fondamentale» al momento di fare la spesa per un intervistato su due.

Sara Bicchierini

A cura di ETicaNews