3 maggio 2013 – La crescita in Italia è frenata dalle disuguaglianze sociali. Ne è convinto Emanuele Ferragina, ricercatore di Politiche sociali a Oxford e autore del libro “Chi troppo chi niente”, edito da Bur Rizzoli. Lo studioso calabrese, che è anche tra i fondatori di Fonderia Oxford, think tank attorno al quale si sono riuniti gli accademici e gli scienziati italiani operanti nella città inglese, pone all’attenzione del lettore un fenomeno sempre più marcato: la dualization, vale a dire il divario di reddito e protezione sociale tra chi ha un’occupazione stabile e chi invece non ha questa fortuna. Si tratta, a detta di Ferragina, della conseguenza dell’operato di una classe politica intenta a perseguire politiche di «austerità competitiva» inutili se non dannose. I governi che si sono succeduti nei decenni hanno avuto una visione rigida del mercato del lavoro e perso di vista chi inizia oggi a lavorare e a fare i conti con «tutte le conseguenze di una flessibilità che, diversamente da molti altri Paesi europei, si traduce automaticamente in precarietà». Una prima soluzione per contrastare le disuguaglianze potrebbe essere offerta dalla ridistribuzione delle ricchezze e delle opportunità. Servirebbe un’«agenda dell’uguaglianza» volta a riformare lo Stato in chiave federale, gli ordini professionali, il sistema pensionistico e gli ammortizzatori sociali contro la disoccupazione.

Il libro di Ferragina è un viaggio nell’Italia che, giorno dopo giorno, ha le spalle sempre più curve per ragioni anagrafiche e perché deve sopportare il peso delle disuguaglianze, causa delle distanze tra di chi ha troppo e chi ha sempre meno o niente. È un’analisi, numeri alla mano, di un progetto, che però non è alla ricerca di bandiere o simboli di partito, ma intende “solo” «scaldare i cuori di chi vuole tornare a fare politica». Secondo Ferragina, in Italia esiste una «coalizione maggioritaria di elettori» che avrebbero tutto l’interesse a sposare il progetto e le analisi proposte nel volume. Dalle stime dell’autore sarebbero circa 25 milioni di persone (più del 50 per cento degli elettori), come i pensionati con meno di mille euro al mese, i disoccupati, i lavoratori precari, i lavoratori in nero e chi guadagna meno di 1.200 euro al mese. Una parte considerevole del popolo italiano che, se validamente coinvolta ed informata, potrebbe influenzare l’esito di qualsiasi consultazione elettorale.

In un suo Memorandum, pubblicato su Domenica di qualche tempo fa, il direttore del Sole-24Ore, Roberto Napoletano, dopo aver conosciuto Ferragina a un convegno dei giovani di Confindustria, ricorda la riflessione del ricercatore calabrese a proposito della fuga dall’Italia dei migliori talenti: «Chiedetevi perché non vengono da noi cervelli tedeschi, americani, francesi, magari cinesi, o se non altro perché ne vengono sempre pochi e sempre meno». Un Paese afflitto dalle disuguaglianze difficilmente potrebbe attrarre chi intende fare ricerca e dare un contributo alla crescita anche all’interno delle nostre università.

Una lettura da suggerire a chi, come il nuovo Governo, è alla ricerca di strade nuove. Chissà che non finisca per consultare l’agenda di “Chi troppo chi niente”.

Gennaro Grimolizzi

 

A cura di ETicaNews