20 ottobre 2014 – È una questione di trasparenza. Ma anche di opportunità nel costruire un rapporto con gli iscritti. Comunicare in modo efficace le attività Sri e la valenza sociale degli investimenti è per i fondi pensione un tassello chiave per aumentare la condivisione e la costruzione di un percorso comune di sviluppo e di comprensione del loro ruolo sociale. La sfida è tutta da giocare perché, al momento, i fondi non stanno facendo molto su questo fronte. Per Stefania Luzi, responsabile dell’Area Economia e Finanza di Mefop, è necessario un cambio di passo. «Alla base – dice intervistata da ETicaNews – c’è l’opportunità di comunicare in maniera diversa. Come previsto dal d.lgs. 252/2005, i fondi devono indicare nella comunicazione periodica e nel rendiconto annuale se e in quale misura adottano i criteri Esg nella politica di investimento. Covip ha inoltre previsto che tali indicazioni siano fornite anche nella nota informativa e nel documento sulle politiche di investimento. Riteniamo che il fondo dovrebbe valorizzare questi aspetti al di là di quello che prevede la legge. Ricordiamoci che i fondi che hanno scelto di muoversi verso la finanza Sri lo hanno fatto anche per rispondere alle richieste degli stessi iscritti». Mefop è la società creata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per favorire lo sviluppo della previdenza complementare e dal 2007 ha creato anche un’area comunicazione proprio per accompagnare i fondi in questo percorso di interazione con gli iscritti, e in prospettiva anche sui temi delle politiche Esg. Un dialogo tanto più urgente oggi alla luce dei riflettori che si sono accesi sul ruolo che i fondi pensione, con le loro ingenti risorse finanziarie, giocano o dovrebbero giocare nello sviluppo e nel rilancio del Paese.

Perché ha senso parlare di finanza Sri nel mondo della previdenza?

I fondi pensione e gli investimenti Esg hanno elementi di coerenza: entrambi hanno finalità sociale ed entrambi dovrebbero investire in un’ottica di lungo periodo. Tra i fondi c’è comunque chi è più restìo ad avventurarsi su questo fronte perché pone l’accento sull’obiettivo del rendimento agli iscritti.

L’obiezione potrebbe essere che il fondo pensione ha come obiettivo primario la sussistenza economica del pensionato. Perché chiedergli anche di capire e comprendere la valenza sociale dei suoi investimenti?

I fondi pensione dovrebbero occuparsi di investire al meglio le proprie risorse per garantire rendimenti che consentano al pensionato di mantenere inalterato il tenore di vita. I fondi che ritengono tale obiettivo incoerente con l’adozione di politiche Esg credono che l’applicazione dei criteri Esg possa deviare le politiche di investimento dal loro obiettivo principale e condurre alla definizione di un’asset allocation subottimale. L’aspettativa di minori rendimenti è generalmente spiegata dal restringimento dell’universo investibile causato dall’applicazione dei criteri. A ben vedere, tuttavia, tale effetto è generato, tipicamente, dall’adozione di un approccio di screening negativo che si concretizza nell’esclusione di settori e titoli che non rispettano i principi Esg cui è ispirata l’allocazione delle risorse. Peraltro è oramai sufficientemente condiviso che gli investimenti Esg debbano essere intesi come uno stile gestionale, che consente di raffinare il processo di controllo del rischio attraverso l’introduzione di variabili extra finanziarie che sfuggono all’analisi tradizionale e che, tuttavia, possono incidere anche significativamente sull’andamento del rendimento di un titolo. Sotto questo punto di vista, l’integrazione delle variabili Esg nel processo di investimento può consentire un controllo del rischio più articolato.

Quali le difficoltà maggiori?

Oltre all’obiettivo della massimizzazione dei rendimenti, un altro aspetto che può spiegare la mancata adozione di un approccio di investimento responsabile è la difficoltà relativa alla definizione dei criteri. Tale aspetto è imputabile alla complessità del processo di mediazione di istanze individuali fortemente differenziate, soprattutto nei fondi pensione di natura negoziale. Per ovviare alle difficoltà poste dall’attività di sintesi, il mercato ha offerto soluzioni preconfezionate attraverso la costruzione di benchmark Esg che definiscono l’universo investibile di riferimento alla luce di un set di criteri dichiarati. Tuttavia, è bene evidenziare che anche l’individuazione di un benchmark Esg comporta di fatto una scelta.

La comprensione e misurazione della valenza sociale degli investimenti potrebbe essere un passaggio importante per costruire maggiore consapevolezza sulla strategia Esg. Cosa stanno facendo i fondi pensione?

La misurazione e comprensione dell’ impatto sociale è ancora un terreno poco esplorato. In primo luogo perché l’approccio prevalentemente adottato è quello basato su strategie di esclusione. Stiamo comunque assistendo a un’evoluzione dei processi, perché alcuni fondi iniziano a integrare i criteri best in class. Molto interesse sembrano riscuotere le strategie di engagement, anche se le esperienze operative su questo fronte sono davvero limitate. Riteniamo che tali strategie possano valorizzare al meglio la responsabilità sociale dei fondi pensione e superare alcuni dei problemi analizzati in precedenza.

Perché?

Non solo perché si tratta di un atteggiamento proattivo che bypassa i problemi legati all’esclusione, ma anche perché permette al fondo di esercitare pressioni affinché le aziende partecipate pongano in essere azioni correttive ai propri comportamenti. Ovviamente l’engagement presuppone una organizzazione del fondo più articolata e costi più elevati. Ma si può percorrere anche la soluzione del pool di fondi.

Cosa stanno facendo i fondi pensione per comunicare agli iscritti il loro lavoro sul fronte della responsabilità sociale e della sostenibilità?

Dal punto di vista normativo i fondi sono obbligati a fare disclosure su questi temi. Dal punto di vista della comunicazione, si potrebbe sicuramente migliorare quanto si sta attualmente facendo. In uno studio sull’analisi delle note informative, è emerso che i fondi che adottano criteri Esg non valorizzano adeguatamente tale scelta. In alcuni casi, la comunicazione viene demandata alla dichiarazione dell’indice Esg. Ma per far sì che anche chi si non si occupa di finanza comprenda appieno di che cosa si sta parlando sarebbe bene esplicitare le caratteristiche del benchmark di sostenibilità scelto.

Perché questo approccio poco attento alla condivisione e alla comunicazione nonostante l’interesse dimostrato alle tematiche Sri da parte di diversi fondi?

Deriva da un doppio problema: da un lato c’è un tema più generale di comunicazione agli iscritti. Un’area non sufficientemente sviluppata, su cui bisogna migliorare e su cui i fondi si stanno muovendo a piccoli passi. Proprio per lavorare su questo fronte Mefop ha creato nel 2007 un’area comunicazione. E ci stiamo muovendo molto anche sul fronte della finanza comportamentale: un determinato tipo di comunicazione può avere un impatto diverso sui lavoratori. Per esempio, in un laboratorio esperienziale un fondo ha comunicato ai propri iscritti con stili diversi sul tema dei contributi volontari e ha avuto risultati diversi sul fronte della effettiva contribuzione volontaria.

Il secondo tema?

Riguarda strettamente quanto vengono sentite le tematiche Sri all’interno del fondo. I fondi pensione più sensibili al tema stanno muovendo da un approccio parziale a uno totale per arrivare, in prospettiva, a porre in essere iniziative di engagement. Noi non crediamo tanto nell’approccio parziale perché porta a un problema reputazionale. Come detto precedentemente, se gli investimenti Esg sono intesi come uno stile gestionale, allora relegare l’adozione dei criteri a una sola parte del patrimonio significherebbe disconoscere il valore aggiunto che l’analisi Esg può fornire.

Come comunicare?

Ci sono diversi strumenti, al di là di quelli che devono essere utilizzati per legge nella comunicazione sugli investimenti Esg, come brochure e sito internet. Alla base c’è la necessità di comunicare in maniera diversa. Dovrebbe trovare ampio spazio la descrizione dei criteri Esg; nel caso di adozione dell’indice sarebbe opportuna una spiegazione dei criteri in base al quale l’indice è costruito. I fondi che si muoveranno con pratiche di engagement dovrebbero rendicontare in merito alle iniziative intraprese e ai risultati raggiunti.

Il tema della maggiore condivisione con gli iscritti si pone anche perché oggi i fondi pensione, che hanno in pancia notevoli risorse finanziarie, sono tirati per la giacca da molti affinché investano a sostegno del Paese.

Si tratta di un tema assolutamente attuale, dato la perdurante crisi in cui si trova il nostro Paese. I fondi, ma anche le casse di previdenza, supportano già il sistema Italia attraverso l’acquisto di titoli del debito pubblico. La componente azionaria è invece prevalentemente investita all’estero, anche in conseguenza dell’adozione di un modello a benchmark con indici di mercato mondiali in cui il peso del nostro Paese è limitato, per via della bassa capitalizzazione di Borsa. Alcuni operatori ritengono che i fondi debbano offrire un supporto al sofferente tessuto produttivo italiano: non si può far finta di nulla, è il ragionamento, perché i miei stessi lavoratori rischiano di essere colpiti dalla crisi. Si parla molto di minibond, private equity e private debt, strumenti che tuttavia al momento non sono ancora presenti nel portafoglio dei fondi. Si tratta di opportunità di investimento più complesse e il fondo pensione dovrà essere strutturato in maniera adeguata per utilizzare tali asset in portafoglio. D’altro canto, sarebbe comunque opportuna dal lato dell’offerta una maggiore customizzazione dei prodotti.

La comprensione e la condivisione della valenza sociale degli investimenti potrebbe avere un ruolo importante nello sviluppo dei fondi pensione?

Sì, soprattutto per quei fondi che hanno mostrato sensibilità al tema è importante per creare consapevolezza, condivisione e cultura. È innanzi tutto un problema di trasparenza: è bene rendicontare ai lavoratori quello che si sta facendo. Poi c’è anche un tema di fidelizzazione.

Il valore sociale e la sua condivisione possono avere anche un valore operativo per i fondi quindi?

Il settore dei fondi pensione è un contesto competitivo. Le tematiche Esg posso sicuramente rappresentare un aspetto che coglie l’interesse e la sensibilità del lavoratore. Ricordiamoci che gli stessi fondi hanno dichiarato di essersi mossi verso gli investimenti Sri partendo proprio dalle richieste degli aderenti. E non sottovalutiamo la stessa natura dei fondi pensione.

In che senso?

Il fondo parte da una posizione privilegiata di contatto con i lavoratori. Anche se le decisioni sono prese dal Cda, si potrebbero sviluppare molte iniziative interattive tra lavoratori e fondi, anche dalla base potrebbero arrivare indicazioni da cogliere.

Elena Bonanni

A cura di ETicaNews