17 gennaio 2013 – Il marchio Gucci diventa un rating per l’accesso al credito delle Pmi della filiera della pelletteria toscana. Il gruppo del lusso guidato da Patrizio di Marco ha fatto un altro balzo in avanti in termini di corporate social responsibility: ha firmato ieri un accordo con Cr Firenze (Intesa Sanpaolo) per agevolare l’ottenimento di finanziamenti da parte delle aziende appartenenti alla catena del prodotto-pelletteria di Gucci. Le quali saranno sottoposte a una sorta di «valutazione della qualità» da parte della griffe che condividerà il giudizio con la banca. «Il rating qualitativo formulato da Gucci – si legge in una nota – si basa su diversi parametri, tra cui l’affidabilità del fornitore e la qualità delle sue performance, la capacità di rispettare gli standard quali/quantitativi fissati nel contratto di filiera e l’appartenenza a un indotto produttivo di rilievo. Banca Cr Firenze valorizzerà questi aspetti intangibili che costituiscono il primo patrimonio di un’azienda e rappresentano la sua migliore garanzia di successo per il futuro».

Nella sostanza, le aziende avranno la garanzia di veder giudicata la propria «bancabilità» tenendo in considerazione anche aspetti “sociali” e di “integrazione nel territorio” che difficilmente riescono a essere valorizzati a livello di piccola e media impresa. Gli intangibles, in questo caso, sono i valori, le sinergie e le conoscenze condivise, relative al fatto di appartenere a un’attività territoriale coordinata. Per giunta, per questi fornitori di Gucci è prevista «una facilitazione di approccio personalizzato con la Banca, che predispone un unico punto di accesso per tutte le imprese della filiera attraverso il rapporto diretto con i responsabili territoriali di Area».

Dell’iniziativa beneficeranno i fornitori ed i subfornitori di Gucci, compresi quelli appartenenti alle reti d’impresa di cui l’azienda è sponsor. Gucci, infatti, almeno dal 2004 ha avviato un percorso per la valorizzazione del proprio universo di aziende fornitrici, con la firma del primo accordo di filiera. Su quelle basi, poi, nel 2011 si è concretizzato il sostegno alla creazione di reti d’impresa (oggi ce ne sono tre attive tra i fornitori dell’azienda). Passaggi che consentono adesso alla società di poter contare su un indotto complessivo di circa 45.000 persone in Italia, con una rete di fornitori costituita prevalentemente da piccole-medie imprese, molte delle quali a gestione familiare che lavorano per il marchio fiorentino da più generazioni.

Il gruppo della doppia G, insomma, sta divenendo quella «guida per il lusso» che auspicava in un’intervista a ETicaNews della scorsa estate Rossella Ravagli, CSR & Sustainability Manager della griffe toscana. Una strategia, peraltro, che la società ha già tradotto in un preciso messaggio di immagine, lanciando la Doppia G verde per le linee sostenibili e comunicando, proprio il giorno della sfilata Gucci a Milano in settembre, il primo accordo sulla sostenibilità dei prodotti siglato da un’azienda italiana della moda col ministero dell’Ambiente.

 

A cura di ETicaNews