14 novembre 2012 – Quote rosa? L’Unione europea ci riprova. Dopo lo stop a sorpresa di tre settimane fa, che ETicaNews aveva (nel silenzio generale della stampa italiana) documentato, oggi approda in Commissione la direttiva di Viviane Reding. La proposta del commissario Ue alla Giustizia prevede di far passare a livello europeo una quota del 40% di donne per migliorare l’equilibrio tra i sessi tra gli amministratori non esecutivi delle grandi imprese quotate in Borsa. Il voto di Bruxelles, stavolta, dovrebbe essere favorevole in quanto la nuova proposta è più morbida di quella precedente in due aspetti: il meccanismo del sanzionamento, che adesso è affidato agli Stati, e la soglia minima,  del 40% e non più del 49 per cento.

Che cosa cambierà? Entro gennaio 2020, nelle società quotate la rappresentanza maschile e quella femminile tra gli amministratori non esecutivi sarà pari ciascuna ad almeno il 40 per cento. Per le società quotate di proprietà pubblica la norma dovrebbe applicarsi già a partire da gennaio 2018. Per raggiungere tale obiettivo, le imprese sarebbero indotte a decidere le nomine a tali posizioni sulla base di un’analisi comparativa delle qualifiche dei candidati, applicando criteri chiari e imparziali. A parità di qualifiche, la preferenza verrebbe data al sesso sottorappresentato. Quanto agli amministratori esecutivi, sono le società quotate a dover fissare i propri impegni in merito all’equilibrio uomo-donna. Ogni anno le imprese dovranno rendere conto dei progressi compiuti. La mancata osservanza di questi impegni comporterà delle sanzioni, che saranno decise e imposte dai singoli Stati.

Ma perché l’Unione europea sta predisponendo una direttiva? In Europa nei consigli di amministrazione delle imprese gli uomini sono molto più numerosi delle donne, con una proporzione che va da 7 a meno di 1. I talenti professionali delle donne sono sottovalutati e sottoutilizzati, privando le donne di opportunità, e l’economia delle loro competenze. È un dato di fatto che le imprese con un maggiore equilibrio tra uomini e donne ai vertici registrano utili più elevati. Attualmente la selezione dei membri dei consigli di amministrazione è poco trasparente e dipende spesso da reti informali.

In base a un’analisi della Commissione, risulta che nell’Unione europea ci sono 7.500 società quotate e di queste saranno 5.000 quelle dovranno adeguarsi alla nuova normative. La legislazione dovrebbe essere adottata nel 2013. I governi dell’Ue dovranno convertirla in legge nazionale entro il 2015. Le imprese avrebbero tempo fino al 2020 per conseguire un migliore equilibrio tra i sessi nei consigli d’amministrazione (fino al 2018 per le imprese pubbliche quotate). Il provvedimento ha carattere temporaneo e resterà in vigore fino alla fine del 2028.

Se la Commissione approverà la proposta, questa dovrà essere votata anche dal Parlamento europeo. Ma riguardo a Strasburgo, non ci sono dubbi sulle inclinazioni degli europarlamentari, che stanno bloccando la nomina di Yves Mersch come sesto membro della Banca centrale europea perché maschio, mentre l’Europarlamento preme perché nel board della Bce entri finalmente una donna.

 

A cura di ETicaNews