11 ottobre 2012 – «La decisione presa sulla tassazione delle transazioni finanziarie (ttf) è un passaggio politico storico per l’Europa». Sarà anche vero che sul tavolo continentale c’erano e ci sono partite più ampio, dove la Tobin Tax ha assunto (forse) il ruolo di cavallo di Troia. Sarà anche vero, come si usa dire, che la partita difficile inizia adesso. E sarà anche vero che la destinazione dei proventi della ttf non è detto soddisferà tutti gli obiettivi solidaristici che ne hanno caratterizzato la battaglia. Sarà anche. Ma Federica Mogherini, deputata e responsabile Globalizzazione del Pd, non ha dubbi sul fatto che «questo sia un segnale che arriva dal cuore dell’Europa, la quale ha raccolto le istanze dei suoi cittadini, espresse democraticamente nel voto del Parlamento europeo della scorsa primavera, e ha indicato una strada nuova e alternativa per uscire dalla crisi. Per giunta, aggirando il veto della finanza di Londra».

Insomma, c’è un motivo politico profondo per festeggiare l’accordo, raggiunto nei giorni scorsi all’Ecofin a Lussemburgo, sul meccanismo della “cooperazione rafforzata” che consente ad almeno nove Stati di andare avanti da soli su un tema comune, anche senza il consenso di tutti e 27 i membri. Nel caso della ttf, le adesioni sono undici. Tra cui anche quella dell’Italia, il cui apporto all’alleanza appariva cruciale in quanto terza piazza finanziaria continentale, esclusa Londra. In tal modo, la “cooperazione” assume il peso necessario al confronto con la Gran Bretagna, sede della principale industria bancaria europea, e contraria alla Tobin tax.

Il motivo di festeggiare c’è soprattutto per chi, come Mogherini, combatte da dieci anni la battaglia per l’introduzione di una simile misura fiscale. «E perché – riprende – ancora l’anno scorso questa veniva indicata come una posizione insostenibile». Sul tema, era stata presentata nel 2010 una proposta di legge bipartisan con il compagno di partito Andrea Sarubbi in veste di primo firmatario, nel 2011 una proposta era stata firmata dal segretario Pierluigi Bersani. E appena la scorsa settimana, Mogherini e Sarubbi avevano stimolato una interpellanza parlamentare (con la firma di altri 28 deputati) per chiedere conto al Governo della posizione italiana sul negoziato. L’interpellanza aveva dato esiti quasi imbarazzanti con una serie di non risposte che avevano suscitato dure reazioni da parte della Campagna ZeroZeroCinque che da anni sostiene l’introduzione della tassa.

È probabile che la reticenza fosse il risultato della decisione di non svelare le carte della partita più ampia giocata dall’Italia all’Ecofin (non è secondario che nel frattempo sia arrivato l’ok al fondo salva-Stati, e che si preparino i giochi per la supervisione unica bancaria). Fatto sta che è arrivato anche l’ok italiano, e gli undici si preparano a formalizzare la richiesta di azione alla Commissione. «Adesso – commenta Mogherini – si aprono forse le partite più delicate». Bruxelles ha fatto capire che adotterà procedure accelerate: il commissario Ue alla fiscalità Algirdas Semeta si è impegnato a presentare una nuova proposta all’Eurogruppo e all’Ecofin del 12-13 novembre. Ma la complessità della questione – si pensi agli esiti di eventuali consultazioni tecniche sulle aliquote – lascia pensare che il 2014 sarebbe già un buon traguardo per una concreta implementazione della tassazione. «La sfida – aggiunge la deputata Pd – sarà tenere monitorato il processo di concretizzazione della ttf, e, forse ancor più cruciale, fare il modo che questa decisione europea sia solo il primo passo, che la “cultura” della ttf si allarghi a Londra, agli Stati Uniti, all’Asia».

Una cultura che sottintende un freno alla speculazione, nonché una sorta di ideale “richiesta di risarcimento” a carico della finanza più aggressiva per l’attuale crisi economica mondiale. In Italia, il Governo, nella recente Legge di Stabilità, ha già inserito i proventi dell’imposta sulle transazioni finanziarie tra i tre strumenti (assieme a spending review e le misure su banche e assicurazioni) che dovranno sostenere cinque obiettivi: evitare l’aumento di due punti percentuali dell’Iva, l’aumento della produttività; le garanzie per gli esodati; la copertura del quadro esigenziale dei Ministeri per il 2013; il pagamento degli arretrati delle Pubbliche amministrazioni.

Non c’è un grande spazio per destinazioni solidaristiche (salvo gli esodati). Ma non è forse ancora il tempo per porsi il problema. «L’impressione – conclude Mogherini – è che sia forse presto per progettare nel dettaglio (c’è addirittura chi già parla di un gettito da un miliardo, ndr). In ogni caso, per quanto sarebbe un segnale importante destinare parte del gettito alle fasce più deboli in Italia o all’estero, la situazione complessiva è tale che una mancata, o ridotta, destinazione mirata non ridurrebbe l’importanza dell’aver avviato un percorso di raccolta di gettito dalla speculazione».