16 maggio 2013 – Dipendenti azionisti. Ci crede fortemente la Simply, catena di supermercati italiana presente oggi in 18 regioni italiane con oltre 1.500 punti vendita, acquisita progressivamente da Auchan, che dal 2004 la controlla integralmente. Anzi no. Perché grazie al piano di azionariato diffuso nato nel 2011 e tuttora portato avanti, delle 9.500 persone che lavorano in azienda l’80% è socio della società.

Una politica, quella di coinvolgere i dipendenti nel capitale, che si sta aprendo un varco (come nel caso di Prysmian) e che sta a cuore ad Auchan, colosso francese della grande distribuzione quotato in Borsa e che appartiene per la maggioranza alla famiglia Mulliez, la quale si è fissata l’obiettivo di scendere all’85% del fondo che controlla il gruppo e di far arrivare al restante 15% i dipendenti di tutto in mondo. Attualmente, a livello globale l’11,9% del gruppo è in mano a 152mila collaboratori su 287mila totali, ma molti Paesi devono ancora avviare il piano di azionariato diffuso. «E’ la realizzazione di un nuovo tipo di rapporto tra collaboratore e azienda – dicono da Simply -. Un’evoluzione del rapporto che aumenta la sensibilità dei collaboratori anche alla gestione quotidiana delle attività».

Come si diventa azionisti? Lo spiega Carlo Delmenico, direttore Responsabilità Sociale d’Impresa di Simply. «Il piano prevede che per ogni 100 euro versati al fondo, i collaboratori ricevono un numero di azioni (oggi sono circa 50 in base al valore delle azioni quest’anno). Il 20% dei 100 euro vanno in investimenti in liquidità, il 56% in attività di Isms (società che raggruppa le attività dei supermercati, il business core) e i restanti 24% in altre attività del gruppo Auchan. Il gruppo definisce limiti massimi in percentuale alla retribuzione annua lorda, ma la soglia massima non è stata mai raggiunta. In alcuni casi sono previsti premi di ingresso, in questo periodo per esempio per i giovani».

La valorizzazione delle azioni è fatta una volta all’anno da tre esperti francesi indipendenti nominati dal tribunale, più un esperto nazionale. Quest’anno la rivalutazione è stata del 4,93% al 31 dicembre 2012, l’anno scorso era stata del 4,21 per cento. La sottoscrizione delle quote è aperta una volta all’anno e in Italia si può utilizzare una quota parte del Tfr disponibile. «Lo spirito dell’azionariato non è un’alternativa agli investimenti a breve termine, non deve esserci un’ottica speculativa – spiega Delmenico – ma la possibilità accantonare piccole somme che nell’orizzonte temporale medio lungo possono costituire una valida integrazione. Le azioni sono convertibili dopo il quinto anno o, nel caso ci siano eventi eccezionali come l’acquisto di una casa, anche in deroga. Possono rivenderle all’azienda, che liquida sulla base dell’ultima valorizzazione».

Il collaboratore, diventando azionista, accede a informazioni aziendali, è tenuto al corrente sulla vita aziendale e sui piani di sviluppo, perché in ogni punto venduta c’è un rappresentante dei collaboratori (il cosiddetto “Rpp”, rappresentante del patrimonio personale, eletto ogni due anni) che organizza riunioni di aggiornamento. L’Rpp a sua volta partecipa a un comitato che raccoglie più punti vendita della stessa area geografica. «Tutte attività che consentono di creare senso di appartenenza nei collaboratori, responsabilizzandoli sull’importanza dei propri comportamenti nella definizione dei risultati delle attività messe in atto», dice Simply.

Dal basso, i dipendenti confermano: «La società per cui lavoriamo ci dà la possibilità di sentirci parte importante dell’azienda. Ci fa lavorare meglio e in modo più sereno, perché una parte dell’azienda è nostra. Ci sentiamo valorizzati. Diventiamo parte delle scelte aziendali. E ci sentiamo molto uniti. Non è un’azienda come le altre», dice Laura Galbiati, 38 anni, che lavora da quando ha 20 anni e da sette anni è in Simply ed è Rpp del punto vendita di Corvetto a Milano.

Il coinvolgimento dei dipendenti è molto elevato. Tanto che – dicono ai piano alti della Simply – se dovessimo prendere decisioni impopolari come quella di chiudere la raccolta fondi per Telethon che svolgiamo dal 2002 ci sarebbe la rivolta. Grazie all’impegno e alla generosità di collaboratori e clienti, in undici anni la società ha devoluto a Telethon oltre 11,7 milioni di euro, di cui 1,3 milioni nel 2012. Ogni anno gli addetti dei punti vendita organizzano manifestazioni locali sul territorio a sostegno della raccolta fondi: spettacoli musicali, teatrali, balletti e competizioni sportive. «L’attività di Telethon è il tipico esempio di passaggio da una comunicazione verticale a una comunicazione orizzontale: i collaboratori sono diventati nel tempo veri e propri ambasciatori di Telethon, fonte di informazione, formazione e coinvolgimento dei colleghi e dei clienti», spiega l’azienda.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews