1 ottobre 2014 – «Le costruzioni, per abitazioni o uffici, sono responsabili del consumo di un terzo di tutta l’energia globale e sono anche la maggior fonte di emissioni di CO2, ma allo stesso tempo anche il settore che in potenza offre i maggiori risparmi energetici». Così inizia un report di J. Safra Sarasin, la private bank svizzera della sostenibilità. Che continua: «La maggior parte delle misure, per esempio in termini di abbattimento di emissioni di carbonio, possono essere implementate senza impatti negativi di costo, anzi ottenendo profitti. Nel settore dei servizi, per esempio, migliorare l’efficienza dei sistemi di ventilazione può fare risparmiare 5,8 megatoni (milioni di tonnellate) di CO2 e per ogni singola tonnellata generare un risparmio di 133 dollari».

ESISTE UNA SPINTA POLITICA
L’istanza del mattone sostenibile sta prendendo piede anche nella finanza (vedi articolo “La finanza Sri riparte col mattone“), e interessa sempre di più anche alla politica. «Lo sforzo di promuovere l’ecobuilding varia da una regione all’altra, e generalmente si diffonde in maniera concorrenziale attraverso diversi canali – si legge ancora nel report, a firma dell’analista esperto di investimenti sostenibili Thomas Dietzi –. D’altra parte il legislatore può esercitare un’influenza diretta introducendo leggi più rigide sulle costruzioni. E il settore pubblico gioca in molti casi un ruolo esemplare, rendendo gli edifici che possiede o affitta sostenibili».

La principale iniziativa legislativa europea al riguardo è l’implementazione della Energy Performance of Buildings Directive (Epbd), che prevede che tutte le nuove costruzioni negli Stati membri dell’Ue debbano essere a basso consumo di energia. Secondo questa direttiva, le nuove costruzioni devono avere una elevata efficienza energetica e un consumo di energia virtualmente pari a zero, la maggior parte della quale prodotta da fonti rinnovabili. I dettagli saranno poi stabiliti dai singoli Paesi.

Uno dei più importanti effetti collaterali di queste politiche è la creazione di valore aggiunto per lavoro ed economia locale, essendo l’industria costruttiva per natura un’industria locale. Questo effetto è probabilmente ancora più importante con l’onda lunga della crisi.

Inoltre, le tecnologie per dare vita a costruzioni ecologiche sono per lo più già disponibili e dunque non è necessario investire in termini di tempo o ricerca & sviluppo. «Le case che producono più energia di quella che consumano sono state costruite per la prima volta negli anni 90 – continua Dietzi –. Oggi la progettazione olistica, dove l’efficienza dell’energia è prioritaria dal principio, consente di costruire queste case efficienti senza costi aggiuntivi o quasi. McKinsey, per esempio, stima che i costi aggiuntivi di costruzione di una casa con un consumo annuo di circa due litri di combustibile da riscaldamento per metro quadro siano di appena il 4%».

UN’ETICHETTA DI SOSTENIBILITÀ
Ecobuilding vuol dire di più che efficienza energetica. Oggi, giunti già alla seconda generazione delle costruzioni sostenibili, si usa un approccio più olistico che comprende, per esempio, l’energia grigia, quella consumata nella produzione dei materiali da costruzione o nella costruzione degli stessi edifici. E si presta maggiore attenzione ai materiali grezzi, la facilità dello smaltimento e la possibilità di riciclarli. L’ecobuilding deve cioè soddisfare diversi criteri economici e sociali: il confort dell’utente, la flessibilità, la vicinanza a mezzi di trasporto pubblici e la salubrità dell’ambiente interno. La stessa Sarasin ha elaborato uno schema per assegnare un’etichetta di sostenibilità alle proprietà immobiliari. «Per iniziare – scrive ancora Dietzi – stabiliamo l’attrattività a lungo termine della location, che dipende da una vasta gamma di fattori come l’istruzione, la salute, la struttura economica, l’innovazione, la governance, l’impronta ecologica, l’energia nucleare. Successivamente passiamo al singolo edificio attraverso l’assegnazione di un punteggio basato su un approccio olistico e flessibile che si possa applicare a diverse località, tipologie di uso e situazioni: sono green le costruzioni che rispondono ad almeno il 60% dei criteri di sostenibilità».

IL MATTONE VERDE, CHE AFFARE
Le costruzioni sostenibili sono sempre più richieste dagli utenti moderni, ma l’offerta è ancora inferiore rispetto alla domanda, anche perché si tratta di investimenti di lungo termine e la proporzione di nuove costruzioni è generalmente bassa. Dunque ci vorrà un po’ di tempo prima che la domanda in eccesso possa essere soddisfatta. Per questo il prezzo delle costruzioni sostenibili continuerà inevitabilmente ad aumentare per un certo periodo.

Il valore delle costruzioni sostenibili è dunque significativamente superiore alla media. Secondo uno studio Usa, gli affitti sono del 5,2% superiori e secondo un’altra rilevazione condotta nel Regno Unito, i prezzi di vendita aumentano del 26% e gli affitti commerciali del 21% per gli edifici green. Risultati simili in Australia (valore superiore dell’8,7%), Francia (+15%) e Svizzera (dal 3,5% al 7% in base alla tipologia di residenza). E, ultimo ma non ultimo, l’investimento in costruzioni sostenibili è l’unico che pur rendendo di più è meno rischioso. «Per esempio le costruzioni non efficienti hanno maggiori rischi di rimanere senza occupanti – conclude l’analista di Safra Sarasin – un trend che tenderà ad acuirsi in futuro, ed è probabile che le costruzioni non sostenibili siano le prime caratterizzate da elevati tassi di vacatio e crollo dei prezzi quando il mercato sarà nei cicli di calo».

Laura Magna

A cura di ETicaNews